Pillole Salentine #1

Grazie per la foto zì, sto ancora ridendo fortissimo.

Non mi ricordo l’ultima volta che ho preso il treno per scendere in Salento.
O forse me lo ricordo e voglio far finta che non sia così.
Però la sensazione di leggerezza ce mi mette addosso anche solo il viaggio è qualcosa a cui non rinuncerei mai, per nulla al mondo.

Eccoli, gli ulivi. Infiniti. Eterni. Stanno sempre lì, e questa è già una certezza che di questi tempi è qualcosa.

Il sole, questo sole che si è sempre lui, ma qui è diverso. Qui ti batte addosso come onde continue sugli scogli, quasi ti modella a sua immagine e somiglianza, come un dio pagano che ti regala il dono dello splendere.

E adesso un incendio controllato, qui a bordo binari. L’odore di bruciato (quanto mi piace l’odore del bruciato), ecco l’odore entra dentro i condotti dell’aria condizionata e mi apre le narici.

Non m’interessa nemmeno di questo gruppo di vecchi e meno vecchi che da quando siamo partiti non ha fatto altro che ridere in modo fastidioso, parlando ad alta voce di “quei poverini del terremoto e compriamo il parmigiano di Modena e poverini quelli del terremoto”.

Mi ci voglio perdere questi mesi, in Salento. Voglio dimenticarmi chi sono stato in questo periodo e cercare di scoprire chi potrei essere. Magari lo sono già stato, ma proprio non mi ricordo quando.
O forse lo so, ma pensarci fa troppo male, e allora penso che non sia mai stato così.

Perché sto già una bomba.

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