[questa bellissima foto è tutto merito e talento di Otty, di cui vi linko l’album della serata qui ed una altro breve quanto bellissimo omaggio ad Andrea, qui]

Per un sacco di tempo io e lui ci siamo odiati. Picchiati, insultati, non ci parlavamo per giorni, e appena uno dei due si rivolgeva all’atro nel giro di cinque minuti si finiva con una rissa in cortile: calci, pugni, teste schiacciate contro le sbarre (quale ironia eh?) della finestra enorme della cucina e uno dei due che trascinava l’altro per i capelli.
Erano le elementari.
Poi, chissà come e perché, ti troverai a parlargli di me.. no scusate.. chissà come e perché è nata un’amicizia. Una di quelle che dopo vent’anni ti ritrovi ancora insieme, anche solo per una sigaretta.
In mezzo a quei venti anni, è successo davvero quello che può succedere in vent’anni: di tutto.
Scuole diverse, amicizie diverse, ma sempre quel filo che ti lega. Le passioni di uno contagiano l’altro, anche solo se per una sera dopo mesi, così tanti mesi che finiva per essere un anno e più. E proprio dopo il periodo più lungo in cui non ci si vedeva, quando mi ero trasferito a Lecce, ecco che inizia una quasi convivenza. Iniziano serate che diventano mattine, ore passate a bere e chiacchierare dove lavorava come ottimo cuoco, ho conosciuto degli ottimi pub e lui ha scoperto gli stand up comedian. E nonostante i nostri gusti musicali siano totalmente opposti -lui dj, produttore, amante della techno e di quelle che per me sono solo manopole, io che ascolto e basta, tutto tranne proprio la techno e “roba così”- siamo sempre riusciti a farci scoprire cose nuove che hanno influenzato le nostre playlist. Parliamoci chiaro, mi ha fatto conoscere i Bud Spencer Blues Explosion.. eccheccazzo.
E alla fine arriva la prova di maturità, quella lontananza forzata, quei mesi infiniti di attese e bestemmie, notte insonni e divani a metà. Poi ogni tanto una visita, all’inizio veloce il tempo di un abbraccio, poi piano piano i momenti diventano ore, sempre nella stessa stanza ma sempre con parole nuove, le solite cazzate e tante, grandi riflessioni.
Forse lui non lo sa ancora, perché codice maschile vuole che si tengano dentro le cose forti, ma da lui ho imparato tantissimo. Senza volerlo, sfogandosi, parlando e discutendo mi ha insegnato a prendere di petto le cose, mi ha fatto capire come reagire davanti a situazioni più grandi di te, lui che si è trovato di fronte ad una cosa enorme per chiunque.
E nonostante di momenti belli, in questi tre anni, ce ne sono comunque stati, la serata di Sabato chiude una parabola ascendente, e la chiude con quel sorriso che si è fatto strada a cazzotti nella tensione di una nuova prima volta, quel braccio alzato in aria, quella sigaretta spenta in bocca che può attendere prima di essere accesa, perché adesso entra la cassa.. ed è suono di una nuova rinascita.
Quel sorriso, quella felicità generata dall’angoscia di troppo tempo lontano dal mondo, queste cose sono l’esempio perfetto di come, davvero, si possa rinascere.
Bentornato fratello mio, mò sì che se divertimo.