Un uomo torna a casa dopo una giornata di lavoro, ed i suoi gesti sono quelli di tutti: si spoglia, accende il ventilatore, si toglie le scarpe e fa per mettersi le ciabatte. Ciabatte che sono dietro la porta della sua camera, quella porta che non si apre del tutto e si blocca con un bell’angolo di 75°.
L’uomo sente subito il caldo della stanza chiusa da ore, infila i piedi nelle ciabatte e si gira, quasi di scatto per uscire da quella fornace.
L’impatto con la porta bloccata è tremendo. Colpisce con la fronte l’angolo affilato, il contraccolpo gli fa sbattere i denti e girare la testa.
Cade in ginocchio a terra, gli parte un bestemmione da far intimidire Paolo Chiavator e per un attimo tutto si spegne. Un secondo, quel secondo che gli fa pensare “ecco, dopo tutta ‘sta farsa da misurare in anni, dopo tutto ‘sto sbattimento guarda te se devo morire solo e in una pozza di sangue.
Eh sì, perché è sangue che esce da un taglio fin troppo profondo, ed è sangue quello che non smette di sgorgare.
Riesce ad alzarsi, corre allo specchio e comincia a contare: arrivato al 7 sale il dolore, a 10 sale ancora di più, a 15 il sangue smette di uscire per poi ricominciare peggio di prima, a 20 si ricorda dei denti che hanno sbattuto e vederli intatti lo fa sorridere. A 21 smette di sorridere, a 26 ride di nuovo, a 35 chiama la sua ragazza per lamentarsi da vero uomo quale è.
Adesso quell’uomo pensa a quant’è stato stupido, ma anche che ‘sta farsa continua e che almeno adesso e per un po’ avrà qualcuno che lo starà a sentire mentre si lamenta sul fatto di essere stupido.
E, sì, quell’uomo sono io.
[che dite festeggiamo anche qui? Masì dai.
DIECIMILA visitatori, o anche 5 del vecchio conio di visitatori.
Grazie davvero, il mio ego da scrittore maledetto è gonfio come il naso della Tommasi.
Speriamo di leggerci ancora, ma se così non fosse ‘sti cazzi.
Un altro uso dello ‘sti cazzi? Voi che rispondete a me che vi dico che Lunedì torno a Berlino.]