All’Unica Donna Che Mi Manca Davvero

Dieci anni fa non sapevo ancora dove avrei sbattuto la testa, dieci anni dopo.

Sapevo che non avrei intrapreso nessuna carriera universitaria, visto che ancora stavo finendo il liceo da privato dopo due bocciature da pubblico.
Sapevo che non avrei fatto il lavoro di papà, anche perché lui per primo non voleva che stessi lì più del tempo necessario per dare una mano ogni tanto.
Sapevo che non sarei rimasto con Luisa, nonostante te l’avessi presentata quando ormai eri ferma a letto. Quel giorno però provasti ad alzarti, accennasti un sorriso orgogliosa di quel ragazzo che s’era fatto “la regazzetta”.

Però non sapevo quanto sarebbe stato difficile, affrontare certe cose senza te accanto. Nonostante non fossi ancora un adulto, il giorno che te ne sei andata, tu comunque da adulto mi ci ha sempre trattato.
Nonostante mi viziassi (ma sempre e comunque col bilancino), nonostante la formula magica prima di andare a dormire, quasi un mantra:

“Sogni d’oro co’ l’angioletti, d’oro e d’argento.”

nonostante quegli enormi presepi che ci prendevano giorni nel farli, pieni di laghi di stagnola, erba raccolta in giro e decine di personaggi, da Maria ai soldatini passando per i dinosauri, ecco nonostante tutto quello che una nonna fa per i nipoti mi hai sempre parlato da grande, con rispetto ed intelligenza.
Quell’intelligenza di strada e di libri divorati uno a sera, tra interminabili puntate di “Sentieri” e maratone di Fantozzi insieme sul divano. Le rime zozze con i nomi di donna (“Teresa tutta la notte la tiene appesa”), ed i racconti di nonno nei campi di lavoro, i giri da San Saba a Testaccio  ed i pomeriggi estivi a Ponte Galeria dove rimanevi per mesi e non si faceva altro che giocare e mangiare.

Quello che so, dieci anni dopo, è che mi manchi ancora.
So che se sono arrivato fino a qui, se comunque riesco ad essere allegro anche quando mi sembra tutto triste, se ancora rido pensando a quando ti prendevo in giro ché eri un po’ (tanto) sorda e facevo:

“Nonna?”
“Eh.”
“Nonna?”
“Dimmi amore.”
“Nonna?”
“Che c’è?!”
“Nonna?”
“Che vuoi!?”
“Nonna?”

e allora ti giravi e ridendo mi gridavi

“Merda!!”

so che conosco San Saba e Testaccio come le mie tasche grazie a te ed alle Domeniche col sole ad andare in giro per i palazzi a trovare zia Mimma.
So che se non ci fossi stata tu da piccolo a far finta di chiudere i dottori in una stanza e picchiarli con loro che stavano al gioco ed urlavano, quando mi facevano mille analisi del sangue al mese, a quest’ora sverrei alla sola parola ago, invece di farlo quando lo vedo.
So che hai tirato su due figlie splendide, ironiche ed intelligenti, ed un nipote che non ti ringrazierà mai abbastanza per ogni singolo giorno che gli hai dedicato.

Sono passati dieci anni, e tra altri dieci avrò dimenticato di questi miei mesi tristi, non ricorderò più le voci di persone perse nel tempo, né le loro promesse o i loro sguardi.

Tra altri dieci anni, però, ricorderò ancora di quella donna matta, dolce e premurosa che eri, dei suoi piatti di riso e dei suoi:

“Vamme a prende le sigarette (Multifilter Blu, come dimenticarle) ma non lo dì a mamma. Col resto compratele pure te, e tranquillo che rimane tra di noi.”

Ciao bella di casa, ci manchi un sacco.

Solo amore.
Solo amore.

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