Il Culo Dei Principianti

Qualche settimana fa, mi hanno chiesto di organizzare un festival musicale.
C’è da sapere che io, quando devo organizzare una cosa, solitamente mollo al primo che non mi risponde al telefono.
Ma nelle ultime settimane ho fatto un fioretto che non lo so nemmeno io, e quindi questa cosa cadeva a fagiuolo: una sfida. Di quelle toste, per me che la sfida più grande è arrivare vivo al tramonto.

Sarò in grado? mi chiedevo.
Saprò gestire situazioni di emergenza? mi questionavo.
Da dove inizio? mi domandavo.
Scusi, per la metro? m’interrogava il passante.

Scopro che non è così difficile. In fondo conosco molti gruppi, alcuni sono miei amici e con altri posso provare a parlare. Si parano davanti ostacoli come eventuali cachet, costo d’entrata per il pubblico, materiale tecnico, ma anche cose basilari come data ed orari.
Comincio a fare quello che posso fare da solo, devo comunque presentare un qualcosa.

Partono le telefonate, le mail, i ma non è che conosci qualcuno che suona? che sì i gruppi che conosco io ma alla fine mi piacerebbe portare chi invece non ho mai sentito.
Voglio sorprendere tutti, me compreso.
Recupero le prime conferme, si riduce la papabile data ad una paio di giorni utili in cui ci siano tutti, si capisce cosa si ha e cosa bisogna rimediare.

Di conseguenza iniziano le mie domande a chi di dovere. Non chi mi ha proposto di organizzare il tutto, che alla fine di questa storia ne esce indenne, e ci tengo a sottolinearlo.
Mi viene però dato il contatto di tale A, che capisco conoscere già.
Mi è capitato di parlarci un paio di volte: la prima, quando ci presentarono credo ormai un anno fa, fu all’Angelo, in un turno di chiusura all’entrata in cui intrecciamo conversazioni sugli argomenti più disparati, tutte annebbiate da rovesci improvvisi di Gin Tonic. La seconda è stata invece più recente, e cioè al concerto di Kento & The Voodoo Brothers al quale andai prima per intervistare la band. Me lo hanno indicato in quanto gestore, o comunque referente, del posto dove si svolgeva l’evento. Vi basterà incrociare un paio di parole chiave su Google e capirete anche di che posto parliamo. Qualcuno farà due più due, e capirà anche il chi.

Fatto sta che il signor A se ne è sbattuto allegramente, delle mie richieste. Se ne è fregato della mole di organizzazione, e quindi di lavoro, dietro all’evento. Un evento per cui doveva darmi quelle due, tre semplici informazioni per completare il tutto e poter essere tranquillo. Al telefono mi ha rassicurato che la cosa era ok, per la data aggiorniamoci ma il posto è tuo e quello che c’è lo puoi usare. Gli spiego che con gli artisti ho accordi io, personali, e che quindi mi basta poi sapere come intendiamo dividere eventuali entrate.
So che qualcosa ci perderò ma poco importa. Il mio obiettivo è dare l’incasso ai gruppi. Poi si vede.
Sull’argomento lì per lì glissa ma mandami una mail che ti dico tutto.
Mando mail, dice niente.

Passano un paio di giorni, il tempo stringe e mi muovo per la grafica: volantini da stampare, eventuali locandine da attacchinare e loghi vari per i social.
Sei ore di lavoro quasi filate fatte con le mani, la testa ed il cuore di Davide “il King” Baratta. Sei ore di particolari curati, volute irregolarità, anteprime rubate e posacenere sempre pieno. Sei ore di che dici ‘nzià?, com’è, ‘nzià? e vai che è una bomba King.
Ne esce una cosa di cui sono orgoglioso marcio, perché prima di questo

Ma quanto è bello? Senza l'indirizzo del posto è ancora meglio.
Ma quanto è bella? Senza l’indirizzo del posto è ancora meglio.

ancora non esisteva nulla, nel mondo vero.
Prima era solo rumore di click e tastiere, a breve sarebbe stato suono e profumo di carta lucida, grammatura a 130, fronte retro uguali.
Ultimi contatti con Le Cool per avere il via libera sul supporto all’evento, si contatta una tipografia e via di mail con allegato la locandina con già tutti i margini preparati per la stampa.
Le risposte continuano a non arrivare, ma decido di stampare lo stesso.
È sicuramente stato un errore, ma se il silenzio è assenso vaffanculo, io stampo.

Ovviamente altri mille cazzi con la tipografia. Annullo, ordino su internet da una di Bergamo che in un giorno e mezzo me li spedisce.
Belli.
Profumati.

Il Random Music Festival è realtà.

Ma anche no.

Ennò perché nonostante riesca a chiamarlo, nonostante ci caschi di nuovo come lo stronzo che sono e lui sia super mega tranquillo daje che famo tutto, il coglione mica mi dice che nel frattempo il proprietario della villa fa storie. La musica, il volume, una mezza denuncia, la paura der gabbio. ‘sto coglione non me lo dice.

Famo er pool party.

Chiamo alcuni miei gruppi a suonare coi tuoi.

Damme la lista der service, ce penso io, non confermà il preventivo.

Va beh che son coglione ma un barlume di speranza c’è per tutti. Io il preventivo lo lascio, e lo pago. Meglio che la roba avanzi, piuttosto che ce ne sia bisogno all’ultimo. Zero pool party: c’è gente che suona, non ho bisogno di un pubblico ubriaco dalla parte opposta di dove sarà il palco e no, zero gruppi tuoi. Io i miei me li son sudati ed i miei suonano, checcazzo.
Questo glielo comunico con una calma rara ma voluta, sempre per quel fioretto.
Gli giro ovviamente anche la lista del preventivo, che la speranza è l’ultima a morire. E se è morto Andreotti, c’è ancora la speranza. Che è l’ultima a morire, ma se è morto.. ma che cazz..?

Diciamo che ho avuto la stessa risposta che avreste facendo una domanda a Stephen Hawking, ma spegnendogli prima quel cazzo di computerino.
Il silenzio.

Contatto disperato il mio amico, quello che mi propose il tutto, e mi dice di tutte le storie del padrone della villa.
Arrivo alla conclusione, poi da lui stesso confermata, che alla villa non si farà.

Ah.

Il tutto, a tre giorni dall’evento, con già mille volantini in giro per Roma con l’indirizzo della villa stampato sopra (fronte-fanculo-retro) ed altri quattromila in attesa di essere sparati dal Cannone del Gianicolo su tutta la cazzo di Capitale.

Ma niente, ‘sta cazzo di calma mi fa cominciare a contattare il mondo con una quantità di mail e faccia tosta da far invidia al miglior spammer umano del mondo. Mi aggrappo a Gabriele delle miniature (che insieme a Silvia fanno la coppia, l’unica coppia in questo arido mondo, che mi fa credere ancora nell’amore) e non mi delude.
Più veloce dei tipografi bergamaschi, trova ospitalità a ‘sto gruppo di disperati dai ragazzi di Spartaco nel parco di Centocelle, insieme a Cinecittà Bene Comune.
‘sti altri matti hanno occupato un pezzo di parco, che era chiuso ed ovviamente usato come discarica, l’han ripulito e proprio Domenica hanno cominciato a zappare la terra per fare l’orto.
‘sti matti.

Alla fine il Random è stato bello. Ridotto all’osso nella scaletta (con un gruppo che ha dovuto rinunciare all’ultimo), e nel pubblico.
Che annunciare a 72 dall’evento che non sai dove farlo, solitamente non fa incrementare il numero di partecipanti.

Però, ripeto, è stato bello. Molto. Un’atmosfera davvero particolare, con gli Ukulele Occasionale a fare delle cover davvero, davvero fantastiche mentre chi era venuto per il parco piano piano si è silenziato, non zittendosi ma permettendo di far ascoltare tranquillamente a chi volesse la musica.
Quello che volevo.

Due ragazzi prendono un telo e si avvicinano, sedendosi a terra.
I miei amici (dio, grazie, davvero) si mettono tutti insieme e sono un insieme bellissimo.
Mio fratello (supergrazie) se ne sta in panciolle tra pezzi di pizza e pere d’insulina.

Le miniature fanno.. le miniature.
Si chiude il cerchio dell’atmosfera particolare: io finisco seduto davanti a Silvia e Gabriele, con il piccolo Michele, che avrà avuto sei anni, che si mette lì ad ascoltare tra me e loro. Batte ogni record di confidenza agli sconosciuti e finisce sul mio ginocchio, ad ascoltarli ed a giochicchiare con il mio cellulare.
Ma sono così felice che non capisco nemmeno cosa stia succedendo.

A fine concerto siamo tutti storditi, felici e sicuri che quel che è rimasto del progetto, alla fine ci è riuscito. E pure bene, che diamine.
La voglia di farne un altro è comunque, follemente, tanta. Che sbagliando s’impara, e vedere chi mai ha suonato dal vivo ricevere applausi sinceri, ed altri che vengono sempre più adorati allora ok, qualcosa di buono c’è.

In conclusione, io il culo dei principianti non l’ho avuto. Anzi.
E da bravo neofita, ce l’ho messa tutta. Pure di più.
A gente come la merda, invece, il culo dei principianti non lo ha mai abbandonato.
Perché non puoi reputarti un professionista del settore, se non rispondi manco ad una mail. Nemmeno per dirmi “no, non si fa”. Non intorti la gente, e poi sparisci.
Se il posto dove stai dentro chiude, un motivo c’è. E non possono essere solo gli affitti.
Per carità di dio, quell’associazione culturale da lavoro, fa girare begli eventi e si è fatta un nome importante. Poi son gusti ed io non l’ho mai frequentata tanto, ma di certo non sono per le chiusure di posti decenti.

Però cazzo, veder piangere miseria da uno che poteva far due soldi per la SUA causa col MIO evento, mi fa pensare che in fondo in fondo gli freghi meno, di quel posto, di quanto sbatte a me.

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