Roma

Credo di aver capito perché Roma piace così tanto. Perché ha almeno un posto del cuore di ognuno. Che tu ci sia nato e cresciuto, che tu ci abbia studiato, o che ci sia venuto una volta anni fa. Tutti hanno almeno un posto di cui ti raccontano, in cui hanno incontrato qualcuno, dove hanno visto un qualcosa che “guarda, ho girato tanto, ma solo a Roma l’ho viste queste cose”.

Il mio posto preferito di Roma, dove ho visto e fatto e detto cose importanti, è Ponte Sisto.
Ponte Sisto unisce Trastevere alla parte più centrale di Roma. Trastevere che “quann’ero pischello” era ancora un piccolo avamposto popolare, dove la (mo)vida era più semplice, meno bacchettata da chi comandava e più rispettosa da chi la faceva. Si beveva, camminava, si ribeveva senza troppe ansie, senza i fasci che ti danno le spallate per litigare e senza carabinieri ammazzati per strada.
Ponte Sisto non lo attraversavamo quasi mai. Ci passeggiavamo sopra, si brindava con le pannocchie arrostite e la musica (quasi sempre demmerda) suonata da qualche disperato e via, verso la notte fonda che ci portava al giorno dopo, tra i banchi del liceo, senza manco l’ombra di un hangover.
Ponte Sisto mi ha visto ridere e piangere, lanciare anelli nel Tevere e gridare tutta la gioia di avere vent’anni. Non c’è un angolo di quei 50 metri scarsi che io non abbia calpestato, lato da cui non mi sia affacciato, catena che non abbia scavalcato.

Questo forse è il mio angolo preferito di Roma, dove tutti si fermano a far foto ma forse solo pochi, pochissimi, hanno di che spartire con lui.

A me Roma non manca, non ho visto niente di nuovo e anzi, ho rabbrividto ancora vedendo alcune cose. Sentendo la puzza ad ogni secchione, che magari è ora svuotato ma che non è stato lavato, igienizzato. Roma puzza di umido e vecchio, e l’odore acre sembri percepirlo anche con gli altri sensi. I muri sporchi di scritte al limite del nazismo, i sorrisi spenti della gente, i clacson rabbiosi in strada, i sostegni ingrassati dei bus, gli adesivi su Bibbiano (giuro, ma ne parleremo poi).

Roma è lo specchio di un paese allo sbando, barcollante sotto i colpi di una politica fatta di slogan e mazzate, con il negro guardato male e il nero accolto a braccia aperte. Con le bestemmie dei quindicenni e la dislessia degli adulti.

Ma ognuno a Roma ha il suo posto del cuore. E se ci vai, e ti concentri tantissimo, allora sembra quasi che sia tutto molto bello.

4 commenti

  1. dimaco ha detto:

    A Roma ci sono stato solo due volte, da turista sui generis.
    Per uno come me, nato e cresciuto a Torino, penso fosse inevitabile sentirsi a disagio, con una sensazione sgradevole di permanente insicurezza, ma è probabile fosse solo un problema mio.
    Mi sono sentito dentro una città cannibale.

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    1. anzianotto ha detto:

      Torino non l’ho ancora visitata quindi non posso far confronti diretti, ma vivendo ora all’estero provo la tua stessa sensazione vedendola. Sembra ci sia qualcosa di sbagliato a ogni angolo e soprattutto mi son sentito disarmato ogni istante.
      Pessima sensazione davvero, e mi spiace ancor di più se viene provata dai turisti.

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  2. riscoprendoroma ha detto:

    Roma ha un fascino che non si puo descrivere in due psrole… Io la fotografo ogni giorno..

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    1. anzianotto ha detto:

      Infatti la preferisco in foto (:

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