Ma pensa a te!

 

“Eccolo, il groppo al petto. Io la gola in questi momenti ce l’ho libera eh. È il petto che mi si contorce. È come se il cuore mi cominciasse a rimbalzare da una parete delle costole all’altra, tipo palletta di gomma lanciata con prepotenza dentro la tromba dell’ascensore. Quello, e lo stomaco che sembra avere un inizio di nausea da celiachia / sbronza / intossicazione alimentare, ma poi non fa altro che rigirarsi senza mai farti fare una vomitata liberatoria.
È un po’ la sensazione che provavo quando sapevo di dover essere interrogato, al liceo, ma non avevo fatto un cazzo di niente per prepararmi. La mattina mi svegliavo col cuore impazzito, lo stomaco in subbuglio, divorato dai sensi di colpa e dal terrore della figura di merda che avrei fatto di fronte ai miei compagni. E anche lì, non che m’importasse molto della classe in generale, ma di quelle poche persone che ci tenevano alla mia salvezza scolastica, e che puntualmente deludevo tra scene mute e ripetizioni disastrose.

Ora però quello che non capisco è che onestamente qui, io, i sensi di colpa mica ce li ho. Cioè, in questo caso specifico dico, che se poi devo pensare alla vita mia ho più sensi di colpa stupidi, meschini, cristiani che manco tutti i preti del mondo passati / presenti / futuri.
Io dico qui, ora, in questo momento storico, mi sento la coscienza abbastanza pulita but still il cuore rimbalza e lo stomaco si contorce.
Allora mi rendo conto che è rabbia. La rabbia dei finti impotenti. La rabbia di chi, diciamocelo onestamente, non è che abbia tutti ‘sti problemi nella vita a parte pochi soldi e la celiachia, e che quindi deve riversare da qualche parte le frustrazioni che la vita, e qui non c’è un cazzo da fare, le frustrazioni che la vita ti spinge nel culo.
Ognuno reagisce come meglio crede, ma io onestamente quelli che non soffrono per amore, o dicono di non soffrire per amore, ecco io a quelli gli spaccherei la faccia. Ma senza pensarci eh. La soglia del dolore è unica per tutti, quindi c’è chi (tipo me) si lamenta per una scheggia nel polpastrello, e chi sbatte la testa una cappa troppo bassa e non fa un fiato.
Però in amore non può esserci soglia del dolore dai. L’amore è quella merda totale che ti fa sentire vivo e bene e intorno tutto è un cazzo de arcobaleno e orsacchiotti di gomma poi quando finisce è il Sottosopra di Stranger Things e quindo o sei Eleven e c’hai i poteri e riesci in qualche modo ad allontanare i demoni (soffrendo e sanguinando e perdendo la retta via), oppure sei Duftin che strilla a ogni rametto che scrocchia e speri solamente che presto presto prestissimi qualcuno ti si porti via da quel luogo di morte e distruzione e immagini della tua ex che si fa ingroppare da Costaricani belli e neri come la morte.

Ecco vedi, poi ti ritrovi a pensare a ‘ste cose mentre il mondo ti strilla “pensa a te! pensa a te!” e tu a te ci stai pensando, solo che è un te pieno di voglia di vendetta tremenda vendetta ma non stai nell’età della pietra, non hai una clava in mano e per queste cose le rivolte in piazza non si fanno.
Io a me ci penso sempre tutti i giorni perché quello che penso son cose che mi riguardano e quindi, di conseguenza, pure se delocalizzato come un call center a Tirana negli anni 2010, io sto lì nei miei pensieri. Sono centrale e lontano allo stesso tempo, ma anche se penso solo ed esclusivamente a un’altra persona, a che fa, a quello che dovrebbe fare per, alla fine parliamo di una persona che conosce me, con me che la penso e che le auguro il meglio (o il peggio) e sempre con me che dovrei pensare più a me, è vero.
Se penso alle volte che ho pensato agli altri e mi son messo in disparte, anche solo in testa, per cinque minuti beh, in effetti son 300 secondi che potevo farmi (e letteralmente eh) i cazzi miei.

E poi ho notato una cosa, un cosa che prima non avevo e invece adesso guarda un po’. A volte mi pare io mi scordi di respirare. Pare possibile? Pare. Sono lì che guardo un Netflix, o che magari sto provando anche a dormire, ed ecco che il cuore batte due colpi della serie “ehi zio, manca ossigeno” e BAM! ti ritrovi a tirare una boccata d’aria così intensamente che nemmeno Sasha Grey agli esordi.
È la prima volta, dall’attacco di panico, che la merda in testa scende nel corpo e lo confonde, lo spiazza e gli fa dimenticare anche le cose basilari come respirare.

Roba strana la testa eh?
Certe volte penso di averla troppo piena, altre volte troppo vuota, di sicuro ci passa un botto di roba e forse è per quello che poi deve scendere giù a farmi rimbalzare e contorcere tutto.
Che fuori ridi e scherzi e dentro c’hai solo morte e distruzione.
Oh, uno poi ne esce eh. Uno ne esce sempre.
Come la merda, come l’aria dai palloncini, come i ricchi, come i bianchi, come non fosse mai successo.
Però intanto succede e allora un qualche modo lo devi trovare, per uscirne il prima possibile, e forse il modo migliore rimane smettere di empatizzare e diventare egoista, pure se non sai come si fa e lo fai male. Però ecco, l’unico modo per uscirne è fare lo stronzo, che tanto c’hai una scuola intorno che non chiude mai, manco con la pandemia.”

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