Punto (nero) e a capo

Avete presente quei piccoli, stupidi punti neri che spuntano e rispuntano sempre nello stesso punto? Son quelli che, in primis, non sembrano punti neri. Si mascherano da bollicina, hanno addirittura una punta di bianco, tanto vorrebbero confondersi con l’epidermide. Il problema loro, però, è che tornano sempre lì, sul luogo del delitto o, in questo caso, della spremitura. Si fingono pelle normale, ma dentro son carichi di un pus di quello cremosetto, non liquido come quello dei brufoli. Una specie di pasta beige che se l’annusi, puzza di piede. Dai, che l’avete fatto tutto almeno una volta, la prima, e poi ci avete preso gusto. Come scorreggiare sotto le coperte, o annuarsi il palmo dopo una bella grattata all’inguine, stile allenatore della Germania qualche anno fa.

Insomma, questi punti neri tornano sempre, nello stesso punto, solo per romperti il cazzo. Io, di quelli che ricordo, ne ho uno sul fianco coscia destro, alcuni sul sinistro, due attaccati uno all’altro sotto l’angolo destro della bocca e due, molto vicini, esattamente sul delimitare del labbro inferiore, sempre sull’angolo destro. Questi ultimi due stanno proprio dove la pelle si fa labbro, quelle cose che viste da lontano son perfette, ma poi ti avvicini e vedi che il labbro col cazzo, che è una linea perfetta: alcune sue punte rosse stanno sulla pelle rosa, e viceversa, ed è un casino di peletti, piccoli buchi, imperfezioni. E lì, che provano a mimetizzarsi tra tutto il caos epidermico, ci son ‘sti due micro bozzi, che tanto ci mettono a tornare nello stesso punto, quanto poco durano appena li vedo, li spremo, li pulisco, li annuso e poi li accartoccio in un unico, piccolo pezzo di carta igienica, che finisce nel cestino. Poi me ne scordo, e un giorno mi guardo di nuovo allo specchio ed eccoli lì, again, pronti a farsi saltare in aria come piccoli attentatori sucidi del corpo.

Ora, quello che intendo con ‘sto pezzo un poco schifoso, lo so, è che ci son cose che tornano, sempre. E molto spesso lo fanno nello stesso punto, con le stesse modalità, più che consapevoli della loro fine. Sono ostinati, ma lo sono stupidamente. Le cose, le persone, non tornano mai come nei film, o nei libri: cambiate, nuove, con prospettive diverse da quelle di andarsi a schiantare contro due polpastrelli enormi. Lì nascono, lì muoiono, lì tornano. E alla fine sta a noi decidere se star lì a disperarsi, a guardarsi fuori e dentro, a osservarci maniacalmente per capire se son tornati o meno o semplicemente un giorno svegliarsi, cominciare a pensare a tutte le cose belle e interessanti che ci sono da fare e guardandosi distrattamente allo specchio mettere due polpastrelli alla distanza che equivale alla dimensione del problema (e cioè nulla), spremere, e continuare a godersi quello che c’è di nuovo.

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