Quattro Motivi per Rimanere a Roma – Tre e Quattro

Imparare l’Arte del Riuso con AMA

Non possiamo negarlo: negli ultimi venti anni la disponibilità di cose, dagli alimenti alla tecnologia ai vestiti alle auto a tutto quello che si può comprare, è aumentata in modo vertiginoso. Ma visto che non abbiamo case o spazi abbastanza grandi per tenerle tutte, le dobbiamo buttare.
E perché lasciare le cose più grandi come frigoriferi, divani, sedie, mobili, dvd, libri, auto, case e fogli di giornale nei posti dedicati, da dentro i cassonetti alle isole ecologiche?
Molto meglio lasciare le cose solo intorno ai cassonetti, già pieni per la negligenza di una classe operaia, quella dei netturbini, diventata in questa città elitaria, e lasciare a disposizione degli altri ma sopratutto degli eventi atmosferici interi pezzi di arredamento, che perdendoci un po’ di tempo ti rifai tre case solo con un cassonetto.
Anche qui, come con gli scioperi e la possibilità quindi di girare Roma, la mancata gestione dell’AMA regala questa grandiosa chance a tutti i romani, quella di spremersi le meningi e dare nuova vita alla natura morta che ormai copre le strade della Capitale da mesi.
Se è pur vero che durante i mesi estivi i cassonetti erano inavvicinabili, ché grazie al caldo l’umido macerava meglio del mosto, ora è possibile raccogliere a piene mani i frutti della maleducazione altrui e farne nuova vita.
Anni di «Art Attack» non posso essere scivolati via così: ci basterà quindi avere sempre con noi forbici a punta arrotondata e abbondante colla vinilica per poter esprimere tutto il nostro talento inespresso. Dal riparare una poltrona a fare di un frigo una libreria, passando per nuovi tavoli da giardino fino a non fare altro che guardarla, e godersela così com’è.

Il Campidoglio come la Casa Bianca (diretta da Ferretti)

Vi ricordate il periodo Marino?
Era incredibilmente noioso.
Nel senso: come lui stesso gestiva le cose risultava troppo burocratico, troppo cavilloso, con ‘sta fissa di regolarizzare le municipalizzate, chiudere discariche, presentare il bilancio in tempo (per davvero però), far passare il badge agli autisti ATAC e far tornare in strada, a piedi, di Domenica(!) gli spazzini AMA.
Se non fosse stato per un po’ di Movimento con quelle storie di Panda rosse, scontrini e Papi che non sanno niente di nulla, quei due anni sarebbero stati ancora più noiosi.

Ma adesso!
Oh adesso!

Star dietro a tutto quello che succede dentro alle stanze dell’Amministrazione Raggi è impossibile. Anche perché, se erano partiti tutti con lo streaming, la condivisione, i palazzi di vetro, adesso se non fosse per un poco di indagine giornalistica (seppur nella maggior parte dei casi orientata verso lo scandalo e il gossip) e per le concrete conseguenze del loro non operato, di cosa succede non si saprebbe nulla.
Quindi ad ogni uscita di agenzia, ad ogni link pubblicato si aprono retroscena da quattro soldi, giochi di potere già visti e sentiti che però animano i corridoi del Campidoglio e smuovono una situazione che ormai credevamo finita. Un ciclo chiuso, quello dei parenti assunti, delle delibere presentate solo per nuovi incarichi e nuovi stipendi, dell’appoggio alle famiglie criminali che gestiscono i camion bar: che barba che noia, quel Marino che le aveva fatte finalmente sparire rivelandone gli sfondi che oscuravano abusivamente, robetta tipo Colosseo e Fontana di Trevi: tutto ok, si può ritornare a comprare mezzo litro d’acqua a sedici litri di sangue.

È come se Renè Ferretti realizzasse finalmente il suo film sulla casta, ma nel periodo di Libeccio e con attori ancora più scarsi di Corinna e Stanis.
Un continuo «scarto!» che però non viene mai gridato, manie di protagonismo che nessuno si azzarda a placare e un prodotto terribile, surreale, grottesco, e per questo quasi divertente, che guardi col cuscino con la faccia, come gli horror, ma di serie Z.

Quattro Motivi per Rimanere a Roma – Due

Godersi Tutta la Città Durante gli Scioperi

Roma è una città bellissima, i turisti si scannano ancora per venire e le rovine ormai sono più solide e stabili di tutti i palazzi costruiti negli ultimi quarant’anni messi insieme. E poi quasi tutti i romani ammettono di non conoscere davvero a fondo la propria città, un frattale di chiese, musei, vicoli, strade, angoli e storie più della Storia.
Per fortuna il tornare a un paio di anni fa, quando tutto si stava cominciando a (s)muovere, ci permette di godere di un florido periodo di scioperi dei mezzi pubblici. Con una media che credo si avvicini ad un blocco del servizio al mese, l’ATAC tiene costantemente attivi i suoi utenti. E mentre molti di loro ci vedono (chissà perché) un disagio, io ci vedo un’opportunità per ammirare Roma e i suoi segreti.

Immaginate di abitare sulla Casilina, e lavorare a Piramide. Generalmente, utilizzando due tram e quindi binari e quindi zero traffico, ci mettereste da un minimo di un’ora grazie ad un coincidenza astrale di puntualità e passione dell’autista per l’alta velocità, all’ora e mezza con attese, fermate più lunghe del previsto e conducenti al telefono. Il tutto però scorrendo, scivolando via tra passeggeri maleducati e giochi sul cellulare.
Con lo sciopero invece avete la possibilità di ammirare questa incredibile metropoli in tutti i suoi dettagli, facendovi avvolgere i sensi dalle strade vive, crude, toccando con mano linfa che la popola e che scorre inarrestabile sempre, 24/7.
Solo così potrete sentire l’odore di piscio praticamente costante, una continua macchia a terra che come un tappeto non distingui più tra quella canina e quella umana.
Potrete sorridere della tanto criticate buche in strada, così osteggiate da auto e motociclisti, mentre affonderete di venti centimetri col piede in un affossamento nel marciapiede, e quando per evitare una merda vi ritroverete a fare passi che «La La Land» scansate proprio.

I colori dell’immondizia che straripa dai cassonetti aggiunge tonalità alle sfumature di grigio di sporco su palazzi e monumenti, mentre le centinaia di affollatissime bancarelle abusive che vendono letteralmente ogni cosa esploderanno in melodie nelle vostre orecchie, piccole canzoni urlate da italiani, egiziani, turchi, marocchini, africani che parlano tutti romano in un unico, collettivo mercato di Babele.

E questo per interi chilometri. Tu che ti sei svegliato ore prima rispetto al solito puoi veder nascere una città ogni volta diversa ma sempre incredibilmente uguale.
La vedi crescere mentre cammini all’alba verso quello che è già un orizzonte.
Vedi contemporaneamente inizio e fine di un viaggio pieno di avventure, senza finire davvero mai.
Altro che National Geographic.

[qui trovate il motivo numero uno]

Quattro Motivi per Rimanere a Roma – Uno

L’Applicazione Fai-Da-Te del Codice Stradale

Se con Marino la situazione della Polizia Municipale stava cominciando a migliorare (un ex poliziotto a capo, introduzione di nuovi sistemi per le multe, servizi che vivevano di segnalazioni del cittadino) con la giunta Raggi la situazione è tornata come prima, e cioè: liberi tutti.
Questo vuol dire che se hai una macchina puoi tranquillamente continuare a parcheggiare in doppia fila, passare a rosso inoltrato, suonare clacson come se fossimo tutti sordi e stare al telefono per ore, tra le tante cose.
Il pedone non esiste, quindi nessun problema se dovete lasciare la macchina sulle strisce o davanti alle rampe per disabili.
Il ciclista è invece un animale strano, bistrattato da entrambe le suddette categorie ma sempre arrogante quel basta da fregarsene di tutti e fare di necessità (l’arrangiarsi a causa della totale assenza di piste e segnaletica riservate) virtù (stare ovunque, dal marciapiede ai binari del tram).
La quasi totale mancanza di controlli, per nulla compensata da sporadiche quanto aggressive apparizioni di dipendenti ATAC che come avvoltoi girano tra macchine parcheggiate una sopra all’altra, con proprietari che inventano scuse come coi compiti alle elementari («capo m’è appena morta nonna! se l’è magnata er cane!»), insomma se non fosse per le ronde da leghisti stupidi e qualche capannello di vigili ai gabbiotti nelle ore di punta, Roma a livello di civismo stradale starebbe al pari di quelle capitali dell’Est Asiatico dove gli incroci sembrano ingrandimenti di formicai abitati da insetti idrofobi.

Ma è anche tutto quello che riguarda la strada, e non solo chi la abita, a rendere Roma unica.
Alcuni esempi?

I parcheggiatori abusivi sono ormai così presenti e radicati da essere finalmente in procinto di prendere l’autorizzazione per essere regolarmente abusivi.
Alcuni semafori non cambiano colore per così tanto tempo da sembrare dipinti.
I cartelli stradali sono espositori per adesivi “La droga dà la droga daje”, “Welcome to Favelas” e “Ultras Roma Per Sempre Forza Maggica Totti Sindeco”.
I marciapiedi sono tutto tranne zone franche per pedoni: diventano parcheggi, scorciatoie per motorini, banali appendici delle corsie dedicate.
Tassisti che menano autisti NCC che menano conducenti Uber che al mercato mio padre comprò.

Insomma, in un mondo che punta al verde, all’ecologia, alla riduzione di emissioni nocive, che ti obbliga a camminare o pedalare, a rinunciare alla macchina se non addirittura a vietarla, Roma va orgogliosamente controcorrente confermandosi una città a misura d’auto: 613 ogni mille abitanti, oltre due milioni e trecentomila veicoli circolanti su poco meno di tre milioni di abitanti.
E proprio per questo il codice stradale deve, essere speciale. Non può andare incontro al comune senso civico ma deve essere di nicchia, particolare, unico, così come la città che ne permette l’applicazione.
Siamo o non siamo quelli famosi per Gregory Peck e Audrey Hepburn in due sulla vespa, senza casco, a guardare tutto tranne che la strada?