Scritto sul Bus

Manifesto

I problemi di Roma si vedono da tante cose.
Piccole o grandi, non importa, perché se anche fossero tante, minuscole crepe nelle mura del decadutissimo Impero, quelle crollerebbero comunque.

Per me, che non ho patente, ma anche chi per scelta o costrizione deve prendere i mezzi pubblici della società di trasporti con più debito nell’universo conosciuto e non, ogni giorno è un martirio.
Una via crucis fatta di stazioni e fermate, attese e umiliazioni, che non finiscono una volta saliti sul bus. Perché lì dentro devi lottare, spesso, anche solo per un posto in piedi, tra maleducazione e disperazione.
E se all’improvviso (miracolo!) trovi un posto a sedere, e ti venisse in mente di prendere appunti come una volta, penna e taccuino beh, questo è il risultato.

“Scritto sul Bus” per me è stato un modo di mettere giù quello che sentivo dentro (tra amore, non-lavoro e, appunto, le vie Crucis) in poche e sgangherate righe, segnate da buche, autobus cigolanti di viti allentate e pannelli di vetro che sbattono contro pannelli di ferro e autisti fin troppo allegri (alla guida).

Lo scopo è di spargere amore, evidenziando l’odiosa problematica romana.
Piccola o grande, non importa.

Perché di certo non l’unica.

Fermate

fermata #zero
fermata #uno
fermata #due
fermata #tre