Sette Gradi Di Una Relazione

La conoscete la teoria dei sei gradi di separazione? Ok, per chi ha vissuto fin ad oggi nel ripostiglio di Brunetta, è la teoria secondo la quale io posso conoscere un’altra qualunque persona nel mondo semplicemente tramite altre quattro persone. Chessò, posso arrivare a Roberto Saviano in cinque mosse, o forse anche meno visto che abito in una zona in cui il più pulito ha la scabbia, ma tant’è.
Ecco, nonostante siamo sette miliardi e tutti diversi, tu che leggi potresti conoscere qualcuno che abita a Civitavecchia. Forte eh?

Insomma, l’altro giorno mentre decidevo se mettermi la cravatta o il cappio, ho pensato che uno schema simile esiste per le relazioni, con un passaggio finale in più. Nonostante si sia innamorati e convinti che sarà per sempre, la maggior parte delle volte una storia finirà in sei punti.
Sempre.

Vi spiego quali.

Incontro

Sono passati mesi dalla tua ultima scopata. Ma che dico scopata, sono passati mesi dall’ultima volta che hai parlato con una donna che non fosse la commessa del Tuodì. Dopo la tua ultima storia, ti sei ripromesso di tutto: basta relazioni serie per un po’, basta donne al di sotto dei 26 anni, basta con quelle viziate, basta basta basta. Hai finalmente raggiunto quell’equilibrio comunque instabile, uscendo però da quella situazione che ti portava un giorno a piangere, ed il giorno dopo a iniettare veleno con lo sguardo. Sei quasi felice.
Poi la incontri.
Magari proprio la sera che ti sei ripromesso di farti una serata facile.
Perché appena la vedi, capisci già che non t’interessa più nulla.

Non ti avevo proprio notato la prima sera.
“Non ti avevo proprio notato la prima sera.”

Approccio

Vi siete guardati. A volte sfiorati. Vi è capitato ancora di vedervi al locale. Lei saluta tutti al bancone, tu poca gente, però è l’occasione per presentarsi. Tu biascichi il tuo nome manco fossi in overdose, lei scandisce ogni lettera del suo manco lavorasse alla Crusca. All’inizio vi ignorate, poi inizia un corteggiamento che il National Geographic ritirerebbe una troupe intenta a riprendere il rarissimo Vermis Giovanardis che dice una cosa giusta, pur di fare un servizio su di voi che schizzate ormoni come in una pubblicità di Hugo Boss.
Tu cominci a girarti sigarette con una mano mentre con l’altra sotto l’ascella intoni “I Can’t Help Falling In Love With You”, nella versione degli UB40.
Lei invece farà capolino con lo sguardo dalla selva delle sue amiche civette, intente a mangiare le budella di un topo, e ti guarderà con gli occhi così illuminati da sembrare uno dei bambini de “Il Villaggio dei Dannati”.

"Dio, già gli succhierei via l'anima."
“Dio, già gli succhierei via l’anima.”

Contatto

Ci siamo.
Dopo le richieste su Facebook, le scambio di mail ed account Twitter, gli hashtag su Instagram e.. ah già, i numeri di telefono, c’è l’appuntamento.
E non parlo di quelli in cui siete entrambi imbarazzati, da “oddio che dico” e sguardi sulle merde per strada pur di non guardare lei.
Parlo di un primo appuntamento a ruota libera, fatto di risate e sguardi che sai già si trasformeranno in scambi di fluidi attraverso modalità più o meno legali.
Un’uscita che sai già diventerà un’entrata.
Vi raccontate tutto quello che il discorso appena chiuso vi fa venire in mente, uno scambio di battute così veloce da far girare la testa agli sceneggiatori di “The Newsroom”.
È lei. È presto, ancora non sei nemmeno sicuro del fatto che abbia davvero una vagina. Ma si sa, nessuno è perfetto.

"Va bene anche se mi dai fuoco nel sonno."
“Va bene anche se mi dai fuoco nel sonno.”

Salita

E non salita faticosa. Ma la salita che fai per arrivare in vetta. Vetta di cui parleremo dopo.
Sono i momenti in cui avete già fatto sesso, amore, bondage e fisting, in cui vi siete raccontati i vostri segreti più nascosti (“e ti giuro, non immaginavo che una testa umana potesse davvero parlare, una volta staccata dal corpo”), in cui ognuno dei due esce anche in compagnia degli amici dell’altro.
Vi sorprendete di quante cose avete in comune: ma va, anche tu trovi INDISPENSABILE respirare?
Quando tu sei in giro e lei ti chiama, cominci a fare le classiche cose da innamorato che sta al telefono: ti allontani dagli amici, ti metti davanti a un muro, poggi il dito su una macchia nella vernice e cominci a far girare il fottuto mondo intorno a quell’indice. Ti bruciasse casa, tu quel dito dal muro non lo leverai fino a quando lei non chiuderà la chiamata.
I tuoi amici intanto si sono già ubriacati, ripresi e sbronzati di nuovo.
Ma anche tu non sei del tutto lucido.


non mi veniva nessuna foto azzeccata, quindi ecco un evergreen

Apice

Eccola, la vetta.

È quando tutto va bene, molto bene. Siete una cosa sola, anche quando non state insieme. La gente vi guarda e muore di dolcezza, i diabetici vengono dimezzati, i cali di zuccheri vengono guariti e vincete il premio Nobel per l’Amore come dei moderni coniugi Curie, ma senza che lei muoia per esposizione alle radiazioni, e lui per una carrozza che gli ha spremuto il cranio.
Siete belli. Vi vedete più belli, in forma, nonostante siate immersi in quell’oceano di cazzi chiamato vita. Lavoro, studio, impegni, responsabilità?

!!SHUT DA FUCK UP!!

Noi siamo innamorati.
Nulla potrà mai scalfirci.
Nulla.

"Ma cosa sarà mai, questo nulla che sento giungere sulla mia nuca?"
“Ma cosa sarà mai, questo nulla che sento giungere sulla mia nuca?”

Discesa

Come la salita non era intesa come negativa, di contro la discesa non è una di quelle da fare coi fiori tra i capelli cantando “Aquarius” e masticando acidi.
Decisamente no.
Diciamo che più come essere infilati in un barile pieno di acciughe morte di varie malattie veneree, sigillato e buttato giù da uno di quei canyon alla Beep Beep.
È che escono fuori i “difetti incrociati”, e cioè tu le fai notare il suo che lei ti fa notare il tuo. Poi entrano in gioco i caratteri, il passato, le situazioni di tutti i giorni.
Insomma, quella che prima era la fabbrica di Willy Wonka ora è la casa di una confraternita dopo la festa di fine anno, ragazza stuprata e piena di Roipnol inclusa.
Non capisci nemmeno come ci siete arrivati, a rinfacciarvi di quando tu hai lasciato il cotton fioc usato nelle lasagne, o di quando lei è uscita una sera tornando due giorni dopo giustificandosi dicendo che c’era una svendita di scarpe a Siena.
È fatta, senti il suolo che si avvicina sempre più veloce.
E vaffanculo lo sapevo che non facevano paracaduti di Hello Kitty.

Però fanno il gioco di Hello Kitty che usa un paracadute. Mind blowing.
Però fanno il gioco di Hello Kitty che usa un paracadute. Mind blowing.

Schianto

BAM!!
Suolo.
Durissimo, granitico suolo.
Ti rialzi, scacci la polvere dai vestiti mentre aspetti che si posi quella alzata dalla caduta.
Per dio non si vede una mazza.

Ma capisci anche senza vedere che lei non c’è più.

Anzi, ora che ci fai caso è passato anche un bel po’ di tempo.
La polvere sta ancora lì, ma sai che tanto prima o poi scenderà.
È questione di fisica, è natura, è la vita.
Da sempre.
E allora prendi delle scatole e ci metti dentro tutto quello che ti servirà in futuro.
Col tempo le aprirai sempre meno, ricordandoti a memoria quello che sai ti sarà utile, per un sorriso come per una riflessione seria.
Col tempo.

E poi oh, col tempo potrai dire che sono passati mesi, dalla tua ultima scopata.

Introduzione Retroattiva

Mi piacerebbe dare per scontato che tutti voi abbiate già sentito (parlare) delle miniature, ma di scontato ormai ci sono solamente le tariffe per i cellulari ed i prodotti di prima necessità alla Coop. Quindi se proprio non ci siete ancora arrivati, vi do un assaggio:

Senza dilungarmi troppo, ieri Gabriele e Silvia (le minature, se ancora non si è capito) si sono esibiti al Celacanto, piccolo grande centro di quella che tutti chiamano cittadinanza attiva, ma che lì si fa per davvero. Creato dall’associazione “Coppula Tisa” anni fa, il Celacanto ha cominciato a distinguersi dalla massa di associazioni più o meno attive sul territorio salentino. Territorio che sembra essere stato scoperto solo negli ultimi cinque anni, ma che ha più storia e tradizioni degli Stati Uniti d’America. Una terra amata ed allo stesso tempo presa di mira da speculazioni, palazzinari, gente che senza scrupoli devasta interi terreni con i purtroppo noti “ecomostri”, dalla casa costruita sulla scogliera al bar che per essere tirato su distrugge costa e spiaggia.
Antesignani nel campo, i soci di Coppula Tisa nel non troppo lontano 2005 acquistarono un orribile fabbricato abusivo mai terminato che deturpava da fin troppo tempo un tratto bellissimo di costa. Dopo averlo acquistato, beh.. lo hanno distrutto a colpi di ruspe e picconi. Un’azione, una di quelle vere in cui ci sporcano le mani, la fronte, in cui ci ferisce e si marchia il posto col sangue. Da lì, questo tipo di azione è stata ispirazione per tantissime altri “compra per distruggere” nell’ambito dell’abusivismo edilizio.
Gente col cuore, quella di Coppula Tisa.
Cuore e palle, lasciatemelo dire.

Azioni. Reazioni. Emozioni.
Azioni. Reazioni. Emozioni.

Oltre a questo e ad altre tantissime iniziative (laboratori di riuso e riciclo, falegnameria, detersivi e prodotti per la casa fai da te), una delle più belle è forse quella dell’ospitalità solidale. Esempio: se sei un musicista, cantante, artista di strada e vuoi esibirti o solo trovare un posto dove dormire, tu ci metti la tua arte, e loro l’ospitalità tutta salentina. Una camera, il cibo, ma soprattutto la compagnia ed i sorrisi, che di questi tempi sono più rari di un assessore che ci capisca qualcosa del suo lavoro.
Ma può capitare che tu non sappia suonare altro che un citofono, e che la tua arte di strada al massimo sia tenere la porta aperta alle signore. Ecco, anche in questo caso sei sempre loro ospite e tutto quello che devi fare è dare una mano a sistemare il posto. Dal mettere un paio di chiodi al dipingere, dal cucinare e scartavetrare un muro.

“Ma io sto in vacanza!!”

E allora vai a spendere un sacco di soldi per un posto affollato e che è tenuto come la stanza delle torture di Guantanamo.

(ok mi sono dilungato)

Insomma, ieri sera il mondo miniature e quello Coppula Tisa sono entrati in collisione, una splendida collisione.
Mi hanno chiesto di introdurli prima del concerto. Visto che non parlavo davanti a così tanta gente da quando mi sono dovuto giustificare per un arresto per atti osceni in luogo pubblico, mi sono un po’ emozionato.
Quello che è uscito fuori è stato:
“hghghghgh miniature ghghghhg orgoglioso ghhghghg grazie ghhghggh miniature!!”

Quello che avrei voluto dire, invece, è questo:
“Gabriele e Silvia, qui dietro a me, sono le miniature. Li ho conosciuti quasi due anni fa mentre passeggiavoa Piazza Navona con un’amica per Roma. Non so se, in un altro momento della mia vita, mi sarei fermato. E non per togliere qualcosa a loro, anzi. A fine serata vi sentirete più ricchi di ora, ne sono sicuro. Ma sapete quando “è il momento”? Ecco, quello lo era. Quel giorno di Ottobre col sole, il sorriso e la bellezza di quella mia amica che non vedevo da troppo tempo, la piazza piena al punto giusto. Insomma, era il momento.
E dopo un’intervista, dopo averli fatti conoscere in giro grazie alla rivista per cui collaboro, grazie alla loro disponibilità artistica ma soprattutto umana eccoli qui. Dopo avergli rotto le scatole per tutto questo tempo, avergli scroccato pranzi, passaggi e cd, è con un piacere che non so nemmeno descrivere in questo momento che vi presento due bravissimi artisti, due geniali musicisti ma, ecchecavolo lasciatemelo dire, due amici.

Le miniature.”

Ecco, vale sicuramente meno ora che il concerto è finito tra applausi, sorrisi e tanta ottima musica.
Ma credo valga e varrà per sempre come introduzione a due persone straordinarie, e che mi aiuterà a ricordare la serata di ieri come una delle più belle della mia vita.

Improvvisate #3 – Diecimila E Un Colpo In Testa

Un uomo torna a casa dopo una giornata di lavoro, ed i suoi gesti sono quelli di tutti: si spoglia, accende il ventilatore, si toglie le scarpe e fa per mettersi le ciabatte. Ciabatte che sono dietro la porta della sua camera, quella porta che non si apre del tutto e si blocca con un bell’angolo di 75°.
L’uomo sente subito il caldo della stanza chiusa da ore, infila i piedi nelle ciabatte e si gira, quasi di scatto per uscire da quella fornace.

L’impatto con la porta bloccata è tremendo. Colpisce con la fronte l’angolo affilato, il contraccolpo gli fa sbattere i denti e girare la testa.
Cade in ginocchio a terra, gli parte un bestemmione da far intimidire Paolo Chiavator e per un attimo tutto si spegne. Un secondo, quel secondo che gli fa pensare “ecco, dopo tutta ‘sta farsa da misurare in anni, dopo tutto ‘sto sbattimento guarda te se devo morire solo e in una pozza di sangue.
Eh sì, perché è sangue che esce da un taglio fin troppo profondo, ed è sangue quello che non smette di sgorgare.

Riesce ad alzarsi, corre allo specchio e comincia a contare: arrivato al 7 sale il dolore, a 10 sale ancora di più, a 15 il sangue smette di uscire per poi ricominciare peggio di prima, a 20 si ricorda dei denti che hanno sbattuto e vederli intatti lo fa sorridere. A 21 smette di sorridere, a 26 ride di nuovo, a 35 chiama la sua ragazza per lamentarsi da vero uomo quale è.

Adesso quell’uomo pensa a quant’è stato stupido, ma anche che ‘sta farsa continua e che almeno adesso e per un po’ avrà qualcuno che lo starà a sentire mentre si lamenta sul fatto di essere stupido.

E, sì, quell’uomo sono io.

 

[che dite festeggiamo anche qui? Masì dai.

DIECIMILA visitatori, o anche 5 del vecchio conio di visitatori.

Grazie davvero, il mio ego da scrittore maledetto è gonfio come il naso della Tommasi.

Speriamo di leggerci ancora, ma se così non fosse ‘sti cazzi.

Un altro uso dello ‘sti cazzi? Voi che rispondete a me che vi dico che Lunedì torno a Berlino.]

Improvvisate #1 – Dubbi Da Social Netework Ed Un Finale Tragico

(cose starnutite ed appuntate al momento che copincollo prima che finiscano nei panni sporchi dell’universo tutto detto anche “gli effetti negativi della Cannabis”)

Qualcosa del Genere (chi non lo conoscesse è pregato di guardare da molto vicino una sega elettrica in azione, da ubriaco) scrive questo:

Facebook ha rimosso la cosa che avevo scritto su Helmut Newton perché a quanto pare trova immorale e socialmente diseducativo che ammiriate la bellezza umana nelle sue più alte espressioni mentre spiate la vita del vostro ex-ragazzo, vi rincoglionite coi meme dei quattordicenni americani e fingete che vi piaccia Apparat.
Mi scuso e ve la ripropongo con le opportune modifiche.

pubblicando poi il post “inrcrminato”

“Non penso che Helmut Newton avrebbe successo senza la buona fede delle donne che ti trascinano alle sue mostre. Io non direi mai: “Ehi, che ne dici se prima di andare da me a bere qualcosa ci guardiamo 50 foto di giovani pediatri di Emergency con 25cm di cazzo e un attico a Monteverde?”.

Ora, tralasciando l’applicazione delle regole di Facebook, che se fossero quelle di un paese reale le strade sarebbero piene di ragazzine troppo truccate, gatti e citazioni di Moccia sui muri, volevo soffermarmi sui commenti di FB.

QdG affronta svariati argomenti degni di un commento in sole 11 righe: le già citate “leggi” di Zuckerberglandia, Helmut Newton, la bellezza umana, l’uso di FB, i meme site, Apparat, senza contare quelli del post rimosso, degno del solito, geniale cinismo sempre (mai) volgare. Si potrebbero aprire discussioni infinite su ogni argomento, preso singolarmente o intrecciandolo con un altro. A voler perdere tempo, potresti stare ore a scrivere cazzate.

Invece, c’è chi pensa bene di commentare così:

 

“… 🙂 … è vero…”

Nove puntini, quattro lettere e uno smiley,
Prima di tutto: è vero cosa? È vero tutto o in parte? È vero che Facebook censura? O che il quadro che fa QdG dell’utente medio corrisponde a realtà?

Ma poi, più che altro, cosa ti spinge a scrivere “… 🙂 … è vero…”? Non puoi semplicemente mettere il like, come tutti, e poi startene zitto invece di dover per forza divulgare il nulla-pensiero solo per dire “ehi ci sono”?

La terra la calpestiamo in miliardi tutti i giorni (tranne i paralitici), e tu sei solo l’ennesimo sacco di concime in pelle, come tutti noi.

Questo, ad esempio, è vero.

(:

Pillole Salentine #5

Micro pillola SalentinRomana musicale: stasera il mio primo concerto in assoluto col mio bel fratellino in quel di Leverano, a vedere (maddai?) i Bud Spencer Blues Explosion.

Pietre miliari, sia loro che io e Flavio.
Che ‘sti ragazzetti vanno presi da piccoli sennò finiscono a sentirsi Pitbull feat. stograncazzo.

E già che ci siamo, vi ricordate quando i Bud li ho intervistati?
Io si, ed ancora mi emoziono a pensarci.