Pillole Salentine #6 – Pasticche dei freni e Compresse Blu(es)

Allora, l’ultima volta che ho parlato di Salento ero praticamente appena tornato dai Bud, contento e felice, pieno di fede per l’umanità e per il prossimo.
Ora, contento e felice lo sono ancora, per quanto riguarda la fede mi sento un po’ come Giordano Bruno quando ha cominciato a sentire caldo.

Orgasmici.

Ma prima piccolo spot per approfondire meglio la questione “concerto dei Bud”: strepitosi, unici, belli, bravi, bis. Dei quattro concerti classici più quello live allo StudioNero, quello di Leverano è stato il migliore. Sarà perché caricati più del solito per un’attesa infinita dovuta a due idioti che hanno presentato la serata tra balli di gruppo, pulcini pio e premiazioni con targa + foto ad ogni singolo rappresentante di qualunque cosa del paese, imbarazzanti come l’amico estraneo al gruppo classico che porti in vacanza e si mette a ruttare birra dal culo, fatto sta che Cesare ed Adriano hanno dato del loro meglio. Una scaletta diversa rispetto al solito, un finale praticamente a richiesta, un’energia che forse solo il Salento può darti. In più si sono anche fermati a salutarmi dopo avermi riconosciuto, poco prima del concerto, e son cose che fanno solo che piacere. Se poi il tuo amico amante del rap si comincia a scatenare e verso la fine, sudato e stremato, ti dice “sai che è cò ‘sto cazzo de gruppo? È che c’hanno una cifra dei Rage!!”.. son soddisfazioni.

Poi però, manco due giorni, ed ecco che l’essere umano ti schifa. È bastato un vicino durante una mattinata rovente, dove mi preparavo per “mettere i dischi” la sera stessa. Una scampanellata, una frase in dialetto dove però tua madre, dal salotto, capisce collare.. e la tragedia è fatta.
A cento metri da casa hanno investito la gattina di famiglia, Olivia.
Perché qui la gente deve correre, deve aver fretta, sembrano tutti protagonisti di “Speed”, dove se vai piano salta per aria la macchina. Merde.
Che poi io e Olivia non è che avessimo ‘sto gran rapporto, era più la gatta del resto della famiglia visto che ci passavano più tempo. Ma era comunque una gatta dolce, quando ci si metteva, bella e dolce. E vedere mamma e mio fratello distrutti, e sentire mio padre ammutolito al telefono, non è stato proprio bello. Doverle scavare una buca, poi, devo dire che alla fine mi ha abbattuto. E parecchio.
Quindi spero che qualcuno abbia letto il cartello minatorio appeso al semaforo dove se la sono portata via, spero che a qualcuno un po’ di senso di colpa sia arrivato, e spero che chi sia stato si affezioni tantissimo ad un animale e poi muoia.. non l’animale, ma proprio lui.

Olivia.

Ora mi consolo con il triste Zeus, che si vede bene quanto gli possa mancare quella stronzetta che lo trattava male. A volte spero di rivederla affacciata alla finestra che i avvisa di aprire la porta, o a quando questo inverno non andrà a sbracarsi sul letto di mamma. Ma so che non sarà così, quindi chiudiamo anche questa, che solo così si può fare.

Che dire poi?
Ah si.. ho anche lavorato.
Undici giorni netti.
Il posto peggiore della storia.

Ma ve la dico un’altra volta, che fa ridere parecchio.

Pillole Salentine #5

Micro pillola SalentinRomana musicale: stasera il mio primo concerto in assoluto col mio bel fratellino in quel di Leverano, a vedere (maddai?) i Bud Spencer Blues Explosion.

Pietre miliari, sia loro che io e Flavio.
Che ‘sti ragazzetti vanno presi da piccoli sennò finiscono a sentirsi Pitbull feat. stograncazzo.

E già che ci siamo, vi ricordate quando i Bud li ho intervistati?
Io si, ed ancora mi emoziono a pensarci.

Caricati A Pallettoni

Cesare ed Adriano

Qualche mese fa, uno che è come un fratello amico fratello (Andrea aka CVO), mi ha regalato un cd live di un duo che avevo sentito nominare ma che, come sempre, avevo un po’ evitato perché “in Italia la musica buona non la fa più nessuno” o meglio “a me la musica italiana in genere fa cagare”. Nonostante Andrea sia un grandissimo conoscitore di musica a trecentosessanta gradi, molto più di quanto possa io vantarmi, a me questi due non è che mi convincevano molto. Li avevo conosciuti con una cover di “Hey Girl, Hey Boy” in versione elettrica e sporca, ma proprio non mi entravano in testa. E poi quel nome mi sembrava ingombrante, “Bud Spencer Blues Explosion”.

Mah.

Il giorno che Andrea mi ha regalato il cd sono tornato a casa, l’ho messo nel mio stereo e mi ci sono messo. E non c’è voluto molto prima di farmi esclamare “ma chi cazzo sono ‘sti mostri?”.
Il cd in questione è “Fuoco Lento”, registrato a Marzo dell’anno scorso al Circolo degli Artisti a Roma. La scaletta, breve ma intensa come una sveltina nel cesso del Circolo, è composta da sei tracce di cui cinque sono cover, da Hendrix agli Area, da Britti ai Rage Against The Machine. Apre una loro traccia strumentale e chiude una cover di Blind Willie Johnson (che credo sia basata su di una vita umana, cioè, pare scritta in base alla nascita-vita-morte di una persona, ma è complicato)
È un album fulminante, con un registrazione perfetta (merito anche di Francesco aka VSK), ma soprattutto una sintonia da fare invidia ai Vianello, con la differenza che i Bud sono vivi, anzi vivissimi. Non voglio esagerare, ma il live in questione è passato nelle mie orecchie almeno un centinaio di volte in meno di un anno, e devo dire che non ho problemi ad ascoltarlo ancora, come sto facendo adesso.

E allo gliel’ho data ‘sta soddisfazione ad Adriano (chitarra e voce) e Cesare (batteria), e visti i risultati gliene darei ancora mille.
Prima un grandioso concerto al Lanificio 159, dove hanno presentato il loro ultimo album “Do It”: un disco onesto, diretto, dove (secondo me) le parti vocali stentano ancora a decollare (eccezion fatta per “Come Un Mare” e “Mi Addormenterò”, ma forse è la mia anima malinconica a parlare), ma dove la parte musicale è finalmente qualcosa di fresco, di vero, senza esagerazioni e con una gran voglia di condividere ogni vibrazione. Sembrano quasi volerci portare accanto a loro e dire “stai qui ed ascolta, ma soprattutto ti prego dicci se ti piace o no”. Basti vedere l’interno del loro primo vero album, dove senza problemi ci dicono che tutte le tracce sono state registrate in quello o quell’altro studio, ma dove tengono a sottolineare che la numero sette -se non erro- è stata registrata in camera di Adriano.
Poi un’intima session allo “Studio Nero” di Roma, dove sono riuscito ad andare rientrando nei primi tot a mandare una mail. L’occasione è stata la registrazione del loro primo “studio dvd”, in cui entrambi hanno dato ennesima prova (e dio solo sa quanto non ce ne sarebbe stato bisogno) di un gran talento e, sorpresa, un’umiltà senza pari. Accoglienti, tranquilli e sempre pronti ad ascoltare le nostre reazioni durante e dopo l’esecuzione di un pezzo. Addirittura alla fine (dopo una doppia esecuzione dell’intera scaletta per questione di registrazione), Adriano ci ha chiesto quale versione poteva essere la migliore, ed i loro sorrisi durante il live dovuti ai nostri incitamenti sono la cerniera che sigilla un rapporto speciale che questi due ragazzi vogliono mantenere con il loro pubblico. Sempre all’interno dei loro album, troverete sempre un grazie scritto a mano per aver comprato il cd, e per essere andati (eventualmente) ai loro concerti.

È una cazzata, forse, ma vedere che non sei solo uno che va ad ascoltarli, ma anche uno il quale può “giudicare” senza censure, è una cosa che ricordo solo nella Bandabardò, parlando di live.

Insomma, la potenza di entrambi è irripetibile, la passione che ci mettono e che è chiara a chi li ha visti almeno una volta non è paragonabile a nessun concerto a cui io abbia assistito, dagli Afterhours a Jovanotti.
Vederli dal vivo è un’esperienza che dovete fare, e forse mi ringrazierete.

Il 21 Aprile suoneranno all’Orion di Ciampino. Fatevi un favore, e venite.

http://www.bsbemusic.com/

Blood Sugar Sex Magik: Vent’anni E Sentirlo Ancora

Tanto per, copertina ed artworks annessi
sono tutti di Gus Van Sant.

Come promesso, di seguito trovate le recensioni lasciate come commento al post di qualche giorno fa.
La mia recensione vintage, se non sarà pubblicata indove dico io e quindi la leggerete perché -ovviamente- me ne vanterò, la troverete a breve.

Eccola, con tanto di mini flame su Frusciante (:

Nel frattempo, grazie di cuore a tutti e tre i miei folli lettori (che poi sono tre persone fondamentali della mia vita) per avermi assecondato. Come con i matti, mi hanno dovuto dire di si.
All’inizio di ogni articolo, trovate il link al profilo FB o similari.

Io, nel frattempo, mi limito a fare gli auguri ad un album strepitoso, che mi ha cambiato i connotati musicali.
Grazie, folli bastardi Losangelini.

Ok, metto subito le carte in tavola: mi trovo un po’ in difficoltà, perchè ho proprio voglia di dare il mio contributo al blog di questo mio grande amico e a questo post in particolare, ma la mia cultura musicale in campo rock, come quella di Diego, è pari a -5, ma a differenza di lui per me il traguardo dello 0 è ancora un puntino lontano. E per una questione di gusti, ai quali, è cosa ben nota non si comanda, credo che quel puntino non si avvicinerà mai più di tanto. Per il semplice motivo che ognuno deve seguire il suono dal quale riesce a trarre il maggior numero di emozioni, ma sopratutto le più intense. Ora vi faccio fare due risate. Il mio approccio con i RHCP: “Under the bridge” l’ho conosciuta grazie alla cover delle All Saints, che per me all’epoca era ne più e ne me no di una “Cover di una canzone che qualcuno aveva già fatto”. Primi sintomi di ignoranza bieca. Dopo di che, credo di aver scoperto veramente il RHCP nel ’99, durante il primo anno di quello che sarebbe diventato un lunghissimo calvario chiamato “scuole superiori”, con l’album “Californication”, che ottiene un discreto successo già dall’uscita di quello che credo sia il primo singolo estratto, ovvero “Scar Tissue”. (E fu proprio vedendo il video di questa canzone che dissi: “mmmm dev’essere un gruppo nuovo…”. Tanto per sottolineare la mia ignoranza nel campo). Forse anche troppo successo, dato che ricordo di aver avuto amiche che dichiaravano senza vergogna che “Otherside” era la loro canzone preferita, ma che di li a poco avrebbero cantato a memoria (con la stessa mancanza di un altro tipo di vergona) le canzoni di Tizi-ano Ferro. A quel punto i Red Hot Chili Peppers escono dall’oblio che li aveva avvolti per gran parte degli anni ’90, e come per magia insieme ai nuovi singoli dell’album in questione, vengono riproposti con un’insolita frequenza, su canali come MTV, vecchi video delle loro canzoni tra cui anche “Under the bridge”. E nel frattempo per me, si spiega il grande mistero della cover di qualche anno prima. Detto questo, prima di chiudere, per quello che vale, secondo me uno dei loro lavori migliori è “Road Trippin'”, una canzone che ancora oggi, per quanto non sia un grande amante della loro musica e del Rock in genere, ho piacere ad acoltare e riascoltare. Buona!

Otty

Vorrei fare una premessa prima di annoiarvi con il mio pensiero su “Blood Sugar Sex Magic”,personalmente il mio mondo musicale ruota ed è sempre ruotato sulla musica elettronica ma è sempre di gran lunga piacevole ascoltare qualcosa che non ti da la stessa emozione,i stessi brividi e che sa comunque catapultarti verso un ricordo,ma anche verso un semplice pensiero perso nel tempo.E quel qualcosa è riversato nella musica rock,ma anche in quella pop,quella funk,quella punk e senza dubbio i Red Hot Chili Peppers ne fanno parte.Doppia premessa che io Nevermind dei Nirvana non l’ho neanche sentito tutto,non li ho mai amati troppo,ma non me ne vogliate.Ma i RHCP,loro si. Secondo me non c’è aggettivo migliore di “spinto” per descrivere l’album BSSM.Rimane difficile non rimanere colpiti dal sound psichedelico con il quale vengono arrangiati e trattati temi di esplicito riferimento al sesso,alla droga,alla solitudine e alla malinconia.Per non parlare di “friendship” dove sboccia secondo me la migliore “Under the Bridge”,nata originariamente come una poesia e di poesia si tratta,tra un rief e una nota stonata. Questo è uno di quegli album senza tempo ed evergreen,uno di quelli che ti ricorderdai per il resto della tua vita e che la radio non smetterà mai di passare,uno di quelli che differenti emozioni per ogni momento della tua vita saprà sempre regalartele. Aloha.

“Sentiti questo” , è cominciato così il mio viaggio con questo album…E’ un inizio banale lo so, come tanti. Ma non è banale chi mi lanciò il cd dallo scaffale al letto dove oziavo beatamente con un drummino girato male in bocca. Capelli arruffati(allora un po’ meno bianchi devo dire!), sigaretta spenta in una mano, immancabile barattolo di Nutella nell’altra. Assomigliava vagamente a me,in versione Rock. La mia cultura musicale allora era pari a -5, ora almeno, grazie a lui, sono intorno allo 0. Quello fu l’inizio di un bel viaggio che mi ha accompagnato per anni. Prendo in mano il cd, rigorosamente originale trattandosi del gruppo preferito del mio “iniziatore”. “Cominciamo da loro, poi passiamo al resto” Misi il cd nel suo stereo, casa era vuota, quindi volume al massimo e canzone a caso.La 9.Give It Away. Inizia prepotente, ti entra dentro.E resta lì. “Forti!”, ascoltammo musica per tutta la mattina ed il pranzo, ma quell’inizio non lo scorderò mai. Naturalmente, dato il cognome che porta (che poi è anche il mio, abbiamo la memoria di un bradipo su per giù), il mio “iniziatore” “non banale” , avrà rimosso questo strano ricordo dalla testa. Ma non smetterò mai di ricollegare quei <> al mio folle cugino. Thanks again!