“Any Day Now” è un Film Bellissimo

AnyDay

«Any Day Now» è un film bellissimo.
Arrivo con quattro anni di ritardo ma cazzo, la bellezza non ha tempo.

Un paio di sere fa io e Lei decidiamo il film da vedere su Netflix, dopo la solita buona mezz’ora passata a sfogliare la lista dei preferiti. Le due righe di plot le legge dopo tante altre due righe di plot, in terzultima riga, quasi alla fine, ma quelle due righe mi piacciono più delle alte e le chiedo se le va di vederlo.
Le va.
Stasera abbiamo pure la TV, prima volta dopo mesi che sto a casa nuova. Attacchiamo il pc, ci accoccoliamo con latte e mega plumcake e premo play.

Mi si para davanti la storia, ambientata a NYC negli anni ’70, di Rudy Donatello (un immenso, immenso Alan Cumming che conoscete sicuramente per aver interpretato Eli Gold in The Good Wife ma che ha fatto davvero tante altra cose) e di Paul Fliger (un insospettabile Garret Dillhaunt che è stato in mezzo a più serie TV di JJ Abrams). Il primo si esibisce al «Fabius», locale gay dove lui ed altre due drag queens cantano in playback sdolcinate canzoni d’amore. Il secondo è da poco un importante avvocato, che si è scoperto gay dopo un matrimonio fin troppo precoce.
Il terzo protagonista è Marco (interpretato dal bravissimo Isaac Leyva), un ragazzo affetto da sindrome di Down che vive con la madre nell’appartamento accanto a quello di Rudy. Lei, che qui interpreta la madre tossica ed usa al meretricio, è la stessa attrice chge faceva la prostituta drogata in The Shield. Per dire.
Insomma, per farla molto breve lei viene arrestata, Rudy si affeziona a Marco e trascina Paul in una faticosa battaglia per l’affidamento.

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Non vi dico nulla, ma sintetizzo il tutto con: coppia gay formata da una drag queen e da uno stimato avvocato tentano di adottare un ragazzo down. Negli anni ’70.
Si ride? Ovviamente no.
Cioè, anche, e pure parecchio in alcuni punti.
Ma di base non è una commedia, ecco.
Io e Lei abbiamo finito il film in silenzio, in lacrime, con un vuoto dentro che nemmeno una colata di cemento avrebbe riempito.

Ma non è tanto l’eccezionale interpretazione di tutti quanti (ma Cumming, ragazzi miei, che roba). Non è la fotografia semplice, non è nemmeno la colonna sonora che tra l’altro viene in qualche pezzo cantata, superbamente, dallo stesso Cumming.
No.
È la velocità.
Succedono cose.
Era da tanto che non vedevo un film che si può tranquillamente definire drammatico in cui le cose non rimangono sospese e silenziose per interi minuti, in cui non ci sono eterni sguardi muti e dove nessuno spacca cose mente grida con la musica alta in sottofondo.
In «Any Day Now» fin dall’inizio succedono cose tra i due protagonisti, a Marco, a tutti e tre, i personaggi satellite sono interessanti, approfonditi il giusto e parlano di cose utili alla trama, il ritmo insomma è incalzante.

«Any Day Now» è un film bello dall’inizio alla fine. Non una sbavatura, non un momento di imbarazzo, non una scena sprecata.
Se avete Netflix recuperatelo, se non lo avete fatevelo che tanto il primo mese è gratis, altrimenti compratelo/scaricatelo perché davvero, merita.

E ragazzi, che roba Cumming.

Rudy (Alan Cumming), Paul (Garret Dillahunt) and Marco (Isaac Leyva)