Quattro Motivi per Rimanere a Roma – Uno

L’Applicazione Fai-Da-Te del Codice Stradale

Se con Marino la situazione della Polizia Municipale stava cominciando a migliorare (un ex poliziotto a capo, introduzione di nuovi sistemi per le multe, servizi che vivevano di segnalazioni del cittadino) con la giunta Raggi la situazione è tornata come prima, e cioè: liberi tutti.
Questo vuol dire che se hai una macchina puoi tranquillamente continuare a parcheggiare in doppia fila, passare a rosso inoltrato, suonare clacson come se fossimo tutti sordi e stare al telefono per ore, tra le tante cose.
Il pedone non esiste, quindi nessun problema se dovete lasciare la macchina sulle strisce o davanti alle rampe per disabili.
Il ciclista è invece un animale strano, bistrattato da entrambe le suddette categorie ma sempre arrogante quel basta da fregarsene di tutti e fare di necessità (l’arrangiarsi a causa della totale assenza di piste e segnaletica riservate) virtù (stare ovunque, dal marciapiede ai binari del tram).
La quasi totale mancanza di controlli, per nulla compensata da sporadiche quanto aggressive apparizioni di dipendenti ATAC che come avvoltoi girano tra macchine parcheggiate una sopra all’altra, con proprietari che inventano scuse come coi compiti alle elementari («capo m’è appena morta nonna! se l’è magnata er cane!»), insomma se non fosse per le ronde da leghisti stupidi e qualche capannello di vigili ai gabbiotti nelle ore di punta, Roma a livello di civismo stradale starebbe al pari di quelle capitali dell’Est Asiatico dove gli incroci sembrano ingrandimenti di formicai abitati da insetti idrofobi.

Ma è anche tutto quello che riguarda la strada, e non solo chi la abita, a rendere Roma unica.
Alcuni esempi?

I parcheggiatori abusivi sono ormai così presenti e radicati da essere finalmente in procinto di prendere l’autorizzazione per essere regolarmente abusivi.
Alcuni semafori non cambiano colore per così tanto tempo da sembrare dipinti.
I cartelli stradali sono espositori per adesivi “La droga dà la droga daje”, “Welcome to Favelas” e “Ultras Roma Per Sempre Forza Maggica Totti Sindeco”.
I marciapiedi sono tutto tranne zone franche per pedoni: diventano parcheggi, scorciatoie per motorini, banali appendici delle corsie dedicate.
Tassisti che menano autisti NCC che menano conducenti Uber che al mercato mio padre comprò.

Insomma, in un mondo che punta al verde, all’ecologia, alla riduzione di emissioni nocive, che ti obbliga a camminare o pedalare, a rinunciare alla macchina se non addirittura a vietarla, Roma va orgogliosamente controcorrente confermandosi una città a misura d’auto: 613 ogni mille abitanti, oltre due milioni e trecentomila veicoli circolanti su poco meno di tre milioni di abitanti.
E proprio per questo il codice stradale deve, essere speciale. Non può andare incontro al comune senso civico ma deve essere di nicchia, particolare, unico, così come la città che ne permette l’applicazione.
Siamo o non siamo quelli famosi per Gregory Peck e Audrey Hepburn in due sulla vespa, senza casco, a guardare tutto tranne che la strada?

Quattro Motivi per Rimanere a Roma – Un’Introduzione

Da qualche settimana ho iniziato a limitare i miei passaggi su Facebook.
In primis per potermi concentrare (o almeno provarci) sulla scrittura.
E poi perché era diventata la mia principale fonte di notizie quotidiane. Solo che lì sopra non sono mai vere notizie, perché sporcate da opinioni e punti di vista e ragionamenti che le modificano, le distorcono fino a presentarsi come questioni personali: diventiamo tutti sismologi, medici, politici e quasi ti manca quando eravamo solo allenatori di calcio, e solo il Lunedì.

Questa seconda cosa mi sta quindi aiutando molto, perché non sono più costretto a leggere di quanto gli immigrati qui, i politici lì, i terremoti esagerati dallo Stato e la tipa che compare su ogni scena di ogni attentato da quello dell’arciduca Francesco Ferdinando nel ’14.
Ma soprattutto, mi sto depurando da tutta una serie di costanti, continue, quotidiane informazioni sulla malagestione di Roma da parte del Movimento Cinque Stelle, nella persona della Raggi e della sua setta cerchia.
Da accanito sostenitore di Marino, gli ultimi due anni li ho passati arrabbiandomi, contestando, documentandomi, leggendo molto e scrivendo ancora di più. Ho creato pagine e segnalato altre, ho risposto a ogni commento (e all’inizio sono stati davvero tanti), ho bloccato più gente io che Dikembe Mutombo nella sua carriera e poi, a un certo punto, mi sono rotto il cazzo.

E quindi nell’ultimo mese mi sono staccato dall’oversharing di critiche sui mezzi, sull’AMA, sull’amministrazione e le sue non-scelte, iniziando a valutare l’idea di andarmene via e stop, via il dente via il dolore. Ho cominciato a parlare solo tramite la mia pagina Il Penultimo dei Romantici e sono arrivato adesso a capire che non solo questa cosa sta avendo effetti positivi sulla mia scrittura, ma anche sulla sopportazione per la mia città.
A stare sempre lì a puntare il dito, criticare, vedere le cose che non vanno si arriva a far riempire la colonna dei Contro dimenticandosi dell’esistenza di quella dei Pro.
Nonostante tutto Roma i suoi Pro ancora li ha, e avere tempo di osservarla meglio mi ha dato modo di trovarne almeno quattro, di validi motivi per rimanere e godere di quello che la Città Eterna già può offrire anche (soprattutto?) grazie al contributo della Sindaca e il suo staff perennemente in Movimento.

A partire dal prossimo Lunedì, per quattro Lunedì consecutivi, le quattro ragioni per cui alla fine Roma può offrire delle possibilità che non solo sono nascoste, ma sotto il nostro naso (e a volte dentro) tutto il giorno, tutti i giorni, e che possiamo sfruttare per restare, e trarne tutti i vantaggi possibili.

Avvisi di Garantismo

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– Allora ragazzi: secondo il nuovo codice di comportamento del Movimento, che ho scritto io nella mia stanza e che vale per tutti, da oggi la linea da seguire è «un avviso di garanzia non vuol dire nulla». Siamo d’accordo?
– Sì Beppe!
Certo boss!
– Beh, io
– Io cosa, Joker?
– Dai Beppe lo sai che mi da fastidio quando mi chiami così!
– Di Maio non posso farci nulla. Quando sorridi sembri un misto tra Heath Ledger e uno con un ictus. E tu sorridi sempre. Quindi, Joker, spiegami che problema hai col nuovo codice.
– E chi ha parlato di problema! È solo che dall’inizio fino a ieri abbiamo tenuto la barra dritta sugli avvisi di garanzia degli altri.
– Esatto. Fino a ieri. Ma visto che qui ormai siete incontrollabili, e che starvi dietro è peggio che avere figli scemi, facciamo che se ve li beccate vi difendo una tantum. Da oggi.
– Ma certo, capisco benissimo e condivido appieno. Mi domando solo come gestiremo la prevedibile valanga di merda che ci pioverà addosso. Fino all’altro giorno se nella stessa frase c’era scritto “indagine” e “nome politico a caso“, eravamo pronti ad arrotare la lama della ghigliottina.
– Per quello vi ho già mandato una mail ieri l’altro, dovresti averla ricev
– Mail?
– Lascia stare. La strategia è questa: facciamo i vaghi. Ci diranno di tutto. Che ci siamo risvegliati garantisti. Che questo è un provvedimento ad personam (o in questo caso, ad Virginiam), proprio come faceva Berlusconi. Quindi noi facciamo i vaghi. Tiriamo avanti. Fidatevi, questi ci vengono dietro comunque.
– Difi?
– Alessandro, levati quel cazzo di casco che le vacanze in scooter son finite da mesi.
– Ok. Io però lo tengo per sicurezza. Che c’ho paura mi arrivino sassate.
– Ma da chi?
– Boh, che ne so. Dalla gente che s’è stufata.
– Ma che cazzo dici. Quella poca gente che si è stufata di noi è troppo intelligente per passare alla violenza. E guarda che è meglio che quelli svegli smettano di sostenerci, anche di votarci. Son pericolosi, quelli intelligenti. Guarda me.
– Beh io mi ritengo abbastanza intelligente.
– Fico stai zitto, che nemmeno il cognome c’hai di pericoloso.
– Scusa.

– Ragazzi meravigliosi, forse non vi ancora chiaro il concetto. Finché il nostro elettorato, come anche solo chi ci sostiene e ci difende sulla rete, ha il quoziente intellettivo di una piastrella da bagno, siamo in una botte di ferro. Ma voi su Facebook ci state solo per Candy Crush o vi fate un giro sulle vostre bacheche? Appena uno, dieci, cento piddioti si mettono a criticare quello che avete appena scritto, arriva l’esercito delle dodicimila scimmie a prendere le nostre difese. Si fanno i copincolla tra di loro, diventano più virali dei video di gattini pucciosi. Sono il nostro pane quotidiano e per dio se me li voglio tenere stretti. Senza di loro, e se questo fosse un paese con una memoria storica che vada oltre il Mondiale del 2006, non saremmo arrivati manco a fare il secondo V-Day. Grazie al cielo siamo circondati da allenatori attaccati alle slot machine, cinquantenni che hanno capito da venti minuti come si accede a Facebook dallo smartphone e schiere di giovani accecati dalla rabbia di un paese che gliel’ha messo nel culo già da ragazzini. E poi, non dimenticatevi la mole di fasci e fancazzisti comunali che hanno votato Virginia. Non scordateveli mai, quelli come gli altri sparsi per l’Italia, che son buoni pure per difendere una femminuccia come te, Alessandro. Comunque, tornando al discorso.

Fate.
I.
Vaghi.

Non possiamo permetterci di cadere nella tentazione della polemica e dello scontro. Qui, appena arriva qualcosa a Virginia, dobbiamo essere compatti nel difenderla. Almeno pubblicamente. Poi, per conto nostro, ne parliamo meglio. Però devo saperlo subito, e per farlo ho bisogno che un portavoce mandi una mail tramite il sito altrimenti non vale. Joker, tu puoi farmi una telefonata.
– Grazie. Quindi poi, tra di noi, andiamo di Trattamento Pizzarotti?
– Ma no Joker, che poi finisce come con lui, che ti ha smerdato mille volte per non aver risposto alle sue richieste di incontro.
– Ma quando mai?
Via mail.
– Ah.
– Detto questo, io torno a Malindi. Avete qualcosa da aggiungere? Alessandro?
– Io voglio che gli aretini devono votare.
– Eh?
– No scusa, pensavo a Scanzi.
– Stai tradendo gli ideali della logica. Joker?
– Io vorrei un consiglio.
– Dicci pure.
Hotmail o Libero?
– Fico?
– Fico come? Punto com o punto it?
– Dio santissimo. Che ragazzi meravigliosi.

(mal)Educazione Romana

U

Qualche giorno fa ero, come sempre, in metro. Da tempo ormai, da quando ho cominciato a riprenderla regolarmente, ho preso l’abitudine di non sedermi se c’è posto. Sto seduto tutto il giorno e c’è sempre chi ha più bisogno di me di riposare gambe e chiappe, quindi preferisco poggiarmi in testa o in coda a seconda di dove devo scendere, apro il mio libro e mi metto buono buono a leggere. O almeno a provarci.
Quel giorno dopo qualche fermata di tragitto si accende una discussione fra due signore intorno ai 40: la prima, seduta, non aveva evidentemente lasciato il posto alla seconda, con un bimbo in braccio. La mamma parlava a voce sostenuta con una persona accanto di quanto la gente fosse maleducata, con chiari riferimenti alla prima che visibilmente colpita nell’orgoglio e aizzata dal senso di colpa, ha cominciato a rispondere e così via, fino a che una delle due è scesa.
Inutile dirvi chi secondo me avesse torto.

Esatto, entrambe.

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No?

Provo a spiegarmi.

Partiamo subito da una grossa premessa: io sono stato e sono tuttora, per quanto possa ormai valere, un sostenitore di Ignazio Marino. Uno di quelli obiettivi, o almeno credo, che sa bene le cazzate che ha fatto ma conosce anche il quadro generale, e tirando le somme alla fine «ha fatto anche cose buone».
Allo stesso tempo, sono un informato detrattore del Movimento Cinque Stelle, e di conseguenza non sono proprio un estimatore di Virginia Raggi. Credo che dall’alto al basso ci siano talmente troppe cose da sistemare che alla fine sarebbe meglio lasciar perdere tutto il baraccone che hanno tirato su, prima che faccia danni ancor più seri.
Ma non sarà un continuo e precocemente già visto paragone tra i due, tranquilli.
Ok?
Fine premessa.

Da quando la Raggi si è insediata, si è cominciato a palesare uno scenario inquietante: un’attesa infinita prima dell’annuncio della giunta con parecchi nomi aberranti all’interno (vedi la Muraro che individua nei pedoni una delle cause per cui si creano ingorghi), ed altri forse peggiori, fortunatamente scartati.
(ciao Lo Cicero. Ciao).
Le comparsate a Tor Bella Monaca dove si prende il merito della pulizia di un pezzo di ciclabile, senza citare l’Associazione 21 Luglio ed il Chentro Sociale per la pulizia di buona parte della zona rimanente.
Il silenzio sul fatto che sia indagata per mancata dichiarazione su quanto ricevuto in seguito a degli incarichi alla ASL di Civitavecchia, evento da lei liquidato con un «ho chiarito ogni aspetto».
Per ultime l’infelice uscita di Marcello De Vito sul taglio delle auto blu dei consiglieri che non hanno auto blu a disposizione, quella dell’immeritato merito sul reintegro di più di mille insegnanti e la prima vera mancata promessa elettorale, con il voto contrario a 300.000€ di fondi destinati ai centri antiviolenza.
Queste ultime tre cose le ho messe insieme perché sono successe tutte oggi, in un solo giorno.

Mano

Ora, come dicevo e come mi sono sforzato di fare, non voglio paragonare le due giunte.
Ci sarebbero già i i presupposti, ma eviterò di farlo.

C’è solo un fatto che mi fa più male di altri, per motivi prima personali e solo dopo più sociali, e cioè la decisione di aumentare lo smaltimento giornaliero di rifiuti nell’impianto di Malagrotta, cosa che ha in queste ore all’annuncio di dimissioni di uno dei migliori presidenti che AMA abbia avuto, che si sta giustamente opponendo al dover accettare per imposizione di far lavorare e guadagnare ancor di più uno che è ancora indagato per la mala gestione dei rifiuti.

Fa male perché chi ha iniziato e concluso queste trattative è chi si è battuto per anni per la chiusura definitiva della discarica. Persone che volevano abbattere il Supremo Avvocato Cerroni, e che si ritrovano praticamente a stringergli la mano unta di soldi sporchi e sangue dei morti di cancro, dicendo pure che gli è pesato tanto farlo.
E la loro giustificazione per me è il centro di tutta ‘sta pippa che vi sto attaccando: dicono che per porre fine all’emergenza, bisogna scendere a compromessi.

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Roma sarà sempre in emergenza, con questo ragionamento. Se messa sotto scacco da chi da sempre ci mangia sopra, sarà sempre ricattabile.
E di conseguenza tornerà, come sta facendo già ora alle vecchie, corrotte abitudini.
A Roma i problemi non bisogna risolverli con i compromessi, con effimere soluzioni materiali ed immediate.
A Roma i problemi si risolvono cambiando la mente dei romani stessi, educandoli, informandoli ed anche sanzionandoli.

Mi viene da ridere quando mi dicono (ed a volte mi ritrovo a pensarlo anche io) che all’estero “funziona tutto, stanno proprio avanti”. Mi viene da ridere perché poi realizzo che loro stanno esattamente dove una qualunque capitale del mondo civilizzato e sviluppato dovrebbe stare, in un perfetto equilibrio di diritti e doveri, venutosi a creare dopo decenni di educazione civica costante, ragionata, sensata.

Noi romani invece abbiamo solo diritti.
Prima di tutto il diritto a fare come fanno tutti, che è un po’ come il vecchio adagio “e ma se ti dicono di buttarti al fiume, tu che fai?” e via, tutti giù.
Poi abbiamo il diritto di scendere dai mezzi prima di tutti, ma anche quello di salire senza far scendere gli altri, così come dalle porte centrali dei bus non si sale “però oh, che faccio, fino alla porta davanti devo arrivare?”.
Ovviamente tutti abbiamo il diritto alla nostra privacy, ma anche quello di urlare al telefono le ultime vicissitudini di nonna Mariuccia e delle sue indomabili emorroidi.
Qualcuno per caso vuole negarci il sacrosanto diritto di ascoltare della musica? Sia mai, soprattutto se ho il diritto tutto mio di sentire l’ultimo singolo di Enrique Iglesias feat. un tipo con la fisarmonica feat. Pitubull.
Senza auricolari ma anzi, con l’altoparlante bluetooth nello zaino.

Il fatto è che non basterebbe solo sanzionare, anche se mi piacerebbe far parte di una ronda che spacca i cellulari alla gente fastidiosa, o manganella sulle rotule chi scende e sale le scale sbagliate nella metro franandoti addosso.
Siete seri? Davvero dico, ci fate o ci siete?
È così difficile andare dove c’è scritto “Ai treni” senza avere paura che sia un punto di deportazione nazista?

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Il fatto è che bisognerebbe educare.
Lo so anche io, che è più facile buttare a terra la sigaretta spenta che tenersi un comodo posacenere portatile che santiddio te li regala l’AMA.
Comprendo benissimo la questione “quanto è comodo abbandonare qui questo sacchetto rigonfio della mia lurida immondizia anziché fare VENTI CAZZO DI METRI fino a quello dopo che è vuoto”.
E, davvero, quanto vorrei anche io lasciarmi andare a quella che deve essere una sensazione bellissima: saltare un tornello della metro o anche solo provare il brivido di salire su un bus senza biglietto. Mi viene la pelle d’oca nemmeno mi stessero sussurrando “Alberto Angela” nell’orecchio. E invece mi tengo strette per le notte peggiori le mie fantasie omoerotiche, e pago 250€ all’anno di abbonamento.
Sono un masochista.

E poi c’è bisogno di regole chiare, di controllo del rispetto delle regole e di sanzioni pecuniarie. Non di banali multe “che tanto c’ho l’amico vigile”, non di semplici rimproveri per un biglietto dell’ATAC evaso, non del vuoto di supervisione contro chi fuma nei parchi: ammetto che lo faccio persino io, è una cosa che proprio non è arrivata a nessuno, in nessun modo.
Non serve uno che ti strilli: al romano devi mettere le mani in tasca sulle cose quotidiane, sulle cattive abitudini.
Una multa da obbligatoria di 5€ colti sul fatto vale mille multe da 100€ inviate per posta.

In chiusura, un paragone con Marino permettetemelo.
Sono arrivato alla conclusione, sconfortante conclusione, che Marino sia stato sì cacciato per faide interne, avversari assolutamente scorretti, un pizzico di sfiga ed una spruzzata di ingenuità, ma che si sia attirato le ire dei cittadini (con la conseguente “rottura del rapporto con i romani” con cui Orfini si è masturbato per mesi davanti allo specchio) da una parte per l’ormai scontata ed abusata “insofferenza” di cui tra l’altro non si ha traccia oggi dopo oltre un mese di disastrosa amministrazione a 5 Stelle, ma anche e soprattutto per la sua volontà di cambiarne le abitudini.
I romani hanno visto nei pochi, positivi movimenti che l’ex sindaco è riuscito a fare, una valanga che avrebbe travolto tutto e tutti. Il famoso vento che ora si dice stia cambiando, ma che lascia solo puzza di monnezza, stava girando davvero.
Ha provato a rimuovere sistemi ormai in metastasi dimenticando però che questi sistemi sono fatti di dipendenti: ATAC, AMA, la Municipale, erano pozzi senza fondo dove soldi e tempo andavano via ogni giorno, tutti i giorni. Tempo e soldi che quando sono stati chiesti indietro a suon di licenziamenti, cartellini da timbrare ed obblighi a fare semplicemente il proprio lavoro, hanno provocato blocchi, proteste, minacce.
E questi dipendenti sono tantissimi, ed hanno famiglie sparse, e poi c’è la maleducazione innata, la mancanza di un rispetto probabilmente mai ricevuto.

Ed è per questo che secondo me le due signore all’inizio avevano entrambe torto.
Perché di certo la prima avrebbe dovuto alzarsi per educazione di base, ma l’altra avrebbe dovuto farlo notare con eleganza, per uscirne a testa alta.
Con l’arroganza, con la maleducazione, per me ti meriti di rimanere in piedi e sperare che tuo figlio non abbia memoria di questo, come dei futuri episodi che certamente avverranno.

Ignazio Marino è stato un po’ come il supplente alle elementari severo ma giusto che a sorpresa entra in classe e trova bambini in gabbia, arrampicati sul soffitto o che tirano le rane vive sul muro: fa la voce grossa, li zittisce, spiega perché è lì e cosa vuole fare. E proprio quando è riuscito ad avere la loro attenzione ed inizia a scrivere alla lavagna, suona l’ultima campanella.
E tutti quei bambini tornano a casa da genitori che urlano scandalizzati, “ma come si permette questo che non è nemmeno un vero maestro a strillare a mio figlio?!”.
E via di accuse, di denunce, e via il supplente.

Tanto domani torna il maestro vero, quello che si addormenta durante la lezione.
Cominciate a tirare fuori le rane.

In Bocca Alla Lupa

Io che mi alleno per i prossimi scazzi sui social.
Io che mi alleno per i prossimi scazzi sui social.
Ieri, dopo il mio post sulla Raggi e sull’avviso di garanzia che pare proprio le arriverà, mi sono stati fatti notare i grandi traguardi raggiunti dal M5S, nonché il ridicolo post della stessa Virginia che provava a difendersi dalle accuse mostrando un documento che attesta la ricezione di nemmeno 2000€ su 13000€ da dichiarare.
Ma tornando al “hanno fatto anche cose buone”, mi è stato fatto notare che:
– si sono decurtati lo stipendio;
– hanno fatto una strada;
– fanno opposizione.
Really
Ma per favore.
Al che rispondo:
“Vanno dichiarati i compensi spettanti, non percepiti. Se non ti pagano è un tuo problema, te la risolvi te, ma tu devi dire quelli che ti hanno promesso nel contratto. Punto, le chiacchiere stanno a zero. E informati meglio anche su di me, non ci si informa a settori e a caso quando appaiono le cose.
Dello stipendio e dellA stradA (una, che dopo manco un mese è stata chiusa perché per due gocce d’acqua stava crollando) ne abbiamo già sentito parlare. Non si sente parlare dei defibrillatori comprati con la parte di stipendio che si levano e su cui hanno messo il marchio sopra, donandoli poi ad una scuola (che grazziaddio ha rifiutato) ripeto: con il marchio vostro sopra. Ma per favore dai, la propaganda fascista faceva meglio.
E fare ostruzionismo su ogni singola cosa non porta sempre benefici, vedi unioni civili e legge “dopo di noi”.”
Dovrebbero farmi santo, a volte.
Dovrebbero farmi santo,            a volte.
Lo scrivo non per rincarare la dose, ma per lanciare un ultimo accorato appello:
Cari Grillini,
oggi probabilmente per voi sarà una vittoria. Schiacciante, minima, io comunque penso proprio che sarà il vostro turno per governare una città vera e propria.
Io giuro che ancora non se, e cosa voterò. Sicuramente andrò al seggio, ma solo nella cabina deciderò se votare uno dei due, se scrivere “IGNAZIO MARINO C’È SOLO UN IGNAZIO MARINO” o “cacca”. Però ci vado perché non voglio responsabilità in merito, e soprattutto voglio avere voce in capitolo quando -sicuramente a breve- mi lamenterò.
Vote
Fatto sta che da domani vi pioverà addosso talmente tanta di quella merda che io già so che mi toccherà pure dire “eh va beh ma non esageriamo”. Perché la macchina del fango voi la conoscete meglio di tutti. Vi siete inventati quella 2.0, fatta di giornalisti da mettere alla gogna e scritte in maiuscolo su chi sta in carcere degli altri partiti. Ricordatevi però che quando esce fuori qualcosa su di voi, tipo un avviso di garanzia, per “ONESTÀ!!1!” dovreste fare un passo di lato, indietro, in alto. Fate voi.
Nessuno è intoccabile, nessuno è puro. Io non mi candiderei mai a nulla di importante, perché mi cacherebbero il cazzo sulle droghe leggere e l’uso improprio di bestemmie, tra le tante cose. E se avete sbagliato qualcosa, come dichiarare di meno, ci può pure stare la buonafede, ma ci sta anche che avete sbagliato e quindi muti. L’onestà prevede anche la bontà di animo nel fare le cose, e non sempre porta a risultati positivi perché spesso si confonde con l’ingenuità, l’essere inesperti che porta a commettere errori, oltre che ad avere il culo dei principianti.
Insomma, una figura di merda la potete pure fare, però poi dovere imparare dai vostri dannati errori. Altrimenti la gente, ogni volta che aprite bocca, reagirà SEMPRE così:
Ops
Quindi adesso sedetevi, respirate, pensate a domani e mettetevi l’anima in pace, perché sarete proiettati in un mare di merda in tempesta, su una zattera che avete fatto al volo con punti esclamativi legati tra loro con cavi di mouse. Ora c’è la vita vera, c’è una città che anche grazie al vostro contributo è precipitata di nuovo in un vortice di magagne e mani unte e occhiolini e contratti chiusi sulla parola. Vi aspetta una popolazione che si stanza subito dopo aver chiesto l’immediato, che già domani vorrà buche tappate ma che con voi per un po’ chiuderà un occhio.
“Diamogli tempo, sono giovani, si devono fare le ossa.”
Beh, quelle ossa ve le farete al punto da rompervele. Perché io ci credo eh, che ci proverete davvero a stanare il malaffare e bonificare tutto. Ma non funziona come volete voi, non si fa ad urla e slogan, con promesse utopiche al limite del grottesco. Roma nun vòle padroni, e non si lascia addomesticare così facilmente.
Soprattutto se non vi siete prima mai fatti annusare.