Pillole Salentine #5

Micro pillola SalentinRomana musicale: stasera il mio primo concerto in assoluto col mio bel fratellino in quel di Leverano, a vedere (maddai?) i Bud Spencer Blues Explosion.

Pietre miliari, sia loro che io e Flavio.
Che ‘sti ragazzetti vanno presi da piccoli sennò finiscono a sentirsi Pitbull feat. stograncazzo.

E già che ci siamo, vi ricordate quando i Bud li ho intervistati?
Io si, ed ancora mi emoziono a pensarci.

Pillole Salentine #4 – Tavor – Post Fotografico

Post fotografico inteso come “ho fatto le foto ad una cosa che ho scritto a mano e che non mi andava di riportare su Mac”.
Era una vita che volevo farlo, certo con cose più allegre però alla fine l’ho fatto.

Enjoy..?

 

 

Pillole Salentine #3

Da quant’è che non alzate la testa per guardare le stelle?
E non vale dire “da poco” solo perché siete andati a fare il falò a Fiumicino, o a Sestri Levante o in qualche altro cazzo di posto dove andate una sera all’anno, pieni d’alcool e di gente intorno.
Dico mentre siete lì, a fumarvi un sigaretta, da soli, in un VERO posto di mare.

Io l’ho fatto oggi. Mi sono ricordato che le stelle che vedi qui raramente le vedi da altre parti. Mi fa male il collo, per quanto sono stato in piedi come uno scemo con la testa tirata su.
C’era il Carro così vicino che ho provato ad allungare una mano per toccarlo. Cassiopea non era così luminosa da quando generò Andromeda.

[sapete che Cassiopea, insieme alla costellazione di Cefeo che vi si trova accanto, sono le uniche due formazioni che rappresentano moglie e marito? Teneroni.]

Ma la cosa che mi dimentico sempre, quando mi metto a guardare le stelle da qui, è la Via Lattea. È così ben distinta che ti toglie il fiato. Una lunghissima e larghissima fascia di stelle che sono così lontane da noi da sembrare vicine. Un insieme compatto di puntini che formano un’unica, sterminata distesa di bianco candido che non esiste in natura se non lì, nel cielo.

Guardare le stelle, tutte le volte, mi fa capire che i problemi che pensiamo di avere qui non contano, perché alla fine ci sbattiamo, ci sudiamo l’anima per risolvere casini che moriranno con noi, mentre lassù tutto continuerà a brillare per sempre e come sempre.

Mi piacerebbe solo avere qualcuno qui accanto a cui srotolare questi pensieri, invece di starli a scrivere a voi stronzi che pensate solo a voi stessi.

Ma vi voglio bene lo stesso.

Pillole Salentine #2

Mare.
Mare potente che in centinaia d’anni modella rocce, che si schianta addosso agli scogli.
Mare che ti accoglie e ti smuove e ti riempie di sale.
Mare che riflette il sole, che copre le urla dei bambini, che ti arriva sotto forma di vapore e ti brucia gli occhi.

E poi la pietra leccese che esalta il sole, i vecchi sulle sedie alla ricerca disperata di un po di sollievo, bambini che ancora giocano in piazza con il pallone o che fanno le impennate con le bici, adolescenti che si baciano e si tengono per mano e si fanno i dispetti, operai neri come pece, ragazzine che dio non voglia ma santa madre copritevi che io non scopo da 5 mesi 5 e qui i caramba arrivano in zero.

Ed il vento, finalmente. Vento che taglia, modella, sposta, ferma, muove, smuove.

Grazie Salento, non hai idea di quanto mi servivi.

Pillole Salentine #1

Grazie per la foto zì, sto ancora ridendo fortissimo.

Non mi ricordo l’ultima volta che ho preso il treno per scendere in Salento.
O forse me lo ricordo e voglio far finta che non sia così.
Però la sensazione di leggerezza ce mi mette addosso anche solo il viaggio è qualcosa a cui non rinuncerei mai, per nulla al mondo.

Eccoli, gli ulivi. Infiniti. Eterni. Stanno sempre lì, e questa è già una certezza che di questi tempi è qualcosa.

Il sole, questo sole che si è sempre lui, ma qui è diverso. Qui ti batte addosso come onde continue sugli scogli, quasi ti modella a sua immagine e somiglianza, come un dio pagano che ti regala il dono dello splendere.

E adesso un incendio controllato, qui a bordo binari. L’odore di bruciato (quanto mi piace l’odore del bruciato), ecco l’odore entra dentro i condotti dell’aria condizionata e mi apre le narici.

Non m’interessa nemmeno di questo gruppo di vecchi e meno vecchi che da quando siamo partiti non ha fatto altro che ridere in modo fastidioso, parlando ad alta voce di “quei poverini del terremoto e compriamo il parmigiano di Modena e poverini quelli del terremoto”.

Mi ci voglio perdere questi mesi, in Salento. Voglio dimenticarmi chi sono stato in questo periodo e cercare di scoprire chi potrei essere. Magari lo sono già stato, ma proprio non mi ricordo quando.
O forse lo so, ma pensarci fa troppo male, e allora penso che non sia mai stato così.

Perché sto già una bomba.