Stessa Lotta, Altra Merda

“One does not simply walk into Malagrotta.”

Per chi non conoscesse la mia zona (Malagrotta – Ponte Galeria), a voi una piccola introduzione.

Mordor.

Fine introduzione.

Nella mia zona arrivano tutti i vostri rifiuti, di tutti voi che abitate a Roma. Quindi quando buttate i piatti di plastica, la carta, le mini istruzioni dell’iPhone5 ecco, arriva tutto qui. In più, quando andate all’ospedale per farvi il test dell’HIV dopo l’Erasmus, ecco anche la siringa che conteneva il vostro sangue arriva qui.
Qui da noi, in pratica, arriva la vostra merda.

Ora, come saprete (?) qui abbiamo la discarica di Malagrotta, aperta ormai da più di trent’anni, dove arrivano quasi 5000 tonnellate di rifiuti al giorno. È come se dall’alba al tramonto vi scaricassero a 500 metri da casa mille elefanti Africani. O poco meno di 45000 dei vostri preziosi iPhone5. Questo fa della discarica di Malagrotta il più grande impianto di “smaltimento” rifiuti d’Europa.
In più abbiamo inceneritori, gassificatori ed una raffineria perché che cazzo, se dobbiamo farle le cose facciamole bene.

Cosa comporta tutto ciò?
Innanzitutto, praticamente ogni giorno l’aria si riempie di quell’odore tipico della morte. Immaginate di annusare un barattolo di vetro che aprite dopo cinque anni, ed in cui avevate messo due uova sode, un passerotto, quattro cucchiai di merda di quattro tipi diversi (cena messicana, fagioli con le cotiche, pannocchie di Calcutta, aglio e cipolla) ed una copia di Libero.
Ogni sera, poi, i gabbiani ci deliziano con il loro passaggio della durata di circa un’ora che sì, col tramonto dietro vengono belle foto.. se al loro culo da cecchino non riesce un headshot.

La divisa da faggiano: un must che resiste a tutte le mode.

La cosa ben più grave e seria, però, è la morte vera e propria che l’insieme di queste cose porta con sé. Il tasso di mortalità, se non erro, si aggira attorno al 28%, media altissima rispetto a quasi tutte le altre zone di Roma (ma attenzione perché lo schifo arriva fino a Monteverde, e oltre). E non risparmia nessuno: dai ragazzi di quindici anni morti di leucemia a persone che a meno di settant’anni si beccano i tumori più strani.
Aria avvelenata, falde acquifere inquinate, la fiamma della raffineria che brucia manco fosse l’inizio di “Blade Runner”. Tutto insieme, tutto il giorno.

E qui arriviamo a Sauron, quello che tutto ha costruito e tutto controlla: Manlio Cerroni.
Due righe sull‘avvocato: è così vecchio che i dati sulla sua carta d’identità sono scene di caccia ed impronte di mani. È così ricco che potrebbe comprarsi due volte il debito della Grecia e comunque andarci sopra. Ha la pista per il suo elicottero nei pressi della discarica: leggenda vuole che mentre era a bordo, per due volte in due occasioni diverse l’elicottero sia precipitato. Illeso. Roba che io una volta sono finito in coma per aver sbattuto un ginocchio contro un tavolino.
Ed ovviamente, il caro vecchio Manlio ha le mani (i tentacoli) ovunque, e gli basta uno schiocco di dita per azzittire tutti e sentirsi dire “zì badrone”. Nulla sembra poterlo fermare.

Sembra.

La brace unisce. Da sempre.

Si perché da mesi, proprio di fronte a casa mia, si sta lavorando per sistemare il nuovo sito per la nuova discarica. E si, perché Malagrotta sembrerebbe leggermente piena, ma sono anni che l’attività viene prorogata. E visto che ormai la prospettiva di potermi godere almeno dei super tramonti sta (pronti per la chicca?) TRAMONTANDO, così come la speranza di molte persone della zona, i comitati di zona sono riusciti finalmente ad unirsi. Dopo trent’anni, finalmente migliaia di persone si sono ritrovate sotto la stessa bandiera. Niente politica, niente secondi fini (o almeno ci si prova).
In strada è scesa la gente, quella che la zona ha contribuito a farla fiorire davvero, con costanza e senso civico, con gli scioperi della fame, con la gente incatenata ai cancelli, con i cortei e le fiaccolate (di questi temi in particolare, avevo parlato qui e qui, sul mio blog serio).

È una lotta che va avanti da anni, ormai si può dire decenni. Una lotta in cui ci sono stati dei caduti, ovviamente solo dalla parte dei “buoni”. Ma nuove leve si sono aggregate, me incluso.
Ma è c’è ancora chi mi sorprende ed affascina, come mio padre e con lui centinaia di persone, che erano lì trent’anni fa e che ancora urlano, s’incazzano, fanno feste, organizzano manifestazioni enormi e coinvolgono sempre più persone.

Pasta al sugo, un altro sinonimo di coesione sociale.

Ed è stato scoprendo le foto che avete visto in questo post che ho capito che la lotta è la stessa, la merda è altra. Ma ci sono persone talmente incredibili da resistere ancora. Duri come la roccia, spaccano tutto ed arrivano oltre, ben oltre il limite entro il quale i più si fermerebbero stremati e umiliati.

Questa gente, come tutti quelli che lottano per le cause giuste per di più senza la copertura di nessuna istituzione, senza nemmeno sentire la necessità di avere accanto un partito.

Questi sono i nostri partigiani, e le iscrizioni sono aperte a tutti.

6 commenti

  1. Tiziana Sanna ha detto:

    leggendo queste parole mi sono venuti i brividi…..io ero una ragazza trent’anni e ancora sto lottando…..

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    1. anzianotto ha detto:

      Ed è gente come te che fa la differenza, noi “new entry” possiamo solo prendere esempio e spargere la voce.

      J

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  2. Rudy ha detto:

    Grande,Jacopo, bellissimo ció che hai scritto! Ho la gola chiusa dall’emozione e sto lacrimando… Lo sai perché? Perché ho l’onore di averti stretto la mano pochi giorni fa..e perché quel grande uomo di tuo padre mi ha chiamato….amico.

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    1. anzianotto ha detto:

      Grazie caro, mi fa davvero piacere saperti emozionato!! E ricorda che un amico di papà è mio amico!! J

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  3. Nando Bonessio ha detto:

    Ciao Jacopo, come vorrei aver fatto oggi qualcosa che va oltre il “sorprenderti e l’affascinarti”, la mia generazione ha responsabilità enormi nei vostri confronti rispetto allo scempio dell’ambiente e i danni alla salute, e non solo nella Valle Galeria.
    Ma siamo “tosti” e continueremo, fino alla fine, nel nostro tentativo di riscatto.
    Sogna e sarai libero nello spirito. Lotta e sarai libero nella vita. (Ernesto Che Guevara).

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    1. anzianotto ha detto:

      Ciao Nando, mi trovi d’accordo, purtroppo. Ma più mi guardo intorno e più capisco che questo tipo di lotte va fatto a priori, per la nostra dignità e per quella di chi verrà dopo. Certo, forse anni fa poteva essere più “facile”, perché quello che vedo farebbe crollare anche il più tosto di tutti noi. E invece siamo ancora qui (siete, ancora qui), e vuol dire tantissimo per molte persone. Ed il riscatto, prima o poi, arriverà.

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